domenica 31 maggio 2020

Jerry Lewis

Jerry Lewis


Discepolo del mitico Stan Laurel, Jerry Lewis è tra quelli che si è sempre rivolto a Stanley con l'appellativo di maestro, quando andava a trovarlo, accogliendo i suoi preziosi consigli. E, a sua volta, Jerry, con la sua "faccia di gomma" è stato ispiratore di attori tipo Jim Carrey. O addirittura Adriano Celentano quando, ad esempio, in "Innamorato pazzo" fa quei ampi sorrisi un po' inebetiti.
E Jerry"il picchiatello" è pure un comico che ha fatto parte della mia infanzia.


Nato a Newark, New Jersey, il 16 marzo 1926, Joseph Levitch, in arte Jerry Lewis, ha sempre fatto tesoro degli insegnamenti del suo mito, Stan Laurel, già con la prima importante regola del comico: apparire al pubblico come più sprovveduto dell'ultimo sprovveduto presente. Mettersi, ossia, in una condizione di inferiorità rispetto alla gente, anche la più disgraziata (sia Stan che Ollie erano bravi in questo). Perché è proprio questo a far ridere le persone:- Non c'è nulla di più divertente di un uomo che si crede dignitoso e intelligente, ma non lo è!- è sempre stata la regola aurea di Stan Laurel. Spronando tanto sull'autoironia. Perché non c'è nulla di più insopportabile e maleducato, invece:- Di un comico che prende in giro il pubblico, ridicolizzando il prossimo per far ridere! La maleducazione è maleducazione, senza attenuanti!- altro prezioso consiglio del maestro Stanley. E Jerry Lewis ha custodito tali dritte, trasformandosi in uno dei più grandi comici del cinema. E rendendo orgoglioso il suo mentore, che lo incoraggiava ogni volta a migliorarsi (ma si sa che Stan è sempre stato meticoloso e quasi pignolo già in primis con se stesso, persino con severe autocritiche all'occorrenza).



Ed è quindi protagonista in esilaranti capolavori come il "Cenerentolo", dove dà prova anche delle sue doti di cantante. La storia appunto di Cenerentola, ma al maschile, dove c'è sì una perfida matrigna (l'attrice Judith Anderson, che è stata la terrificante governante Danvers in "Rebecca'), ma due fratellastri cattivi e una "principessa azzurra" da incontrare al gran ballo, per merito del "mago padrino"(interpretato dal buffo Ed Wynn, che è apparso in tanti successi Walt Disney, dallo zio con la risata che lo portava sul soffitto di "Mary Poppins", al gioielliere pauroso di "FBI operazione gatto").



Tuttavia, a Jerry Lewis viene affiancato un noto attore più di film drammatici, in seguito più western, e pseudo commedie e cantante swing. Inizia il sodalizio con l'italo americano Dean Martin.


Doppiato dalla meravigliosa, camaleontica voce di Carlo Romano (doppiatore tra gli altri di Fernandel in "Don Camillo", del comico Bob Hope e di Ernest Borgnine), Jerry Lewis lavora in diversi film con Dean Martin.
Ho il ricordo di bambina della bellissima scena di lui che fa leccare le buste alla mucca, sul treno, per chiudere delle lettere.



Tuttavia, tra Dean Martin e Jerry Lewis c'è un divario incolmabile. Proprio perché è quest'ultimo il comico. Martin è giusto la sua spalla, ma non ha le doti comiche, proprio perché si mette in una posizione di superiorità e non di inferiorità che un clown come si deve è obbligato a fare.


Sceneggiatore e regista, protagonista di parodie come "Le folli notti del dottor Jerryll", sempre sul tema del thriller di Stevenson "Dr Jekyll e mister Hyde", da cui pare abbia ispirato "Il professore matto" con Eddy Murphy.
Oppure "Il nipote picchiatello".



Oppure "Il ponticello sul fiume dei guai", accanto a Suzanne Pleshette e un buffissimo cammeo di Anne Baxter.



Fautore di opere di beneficenza, Oscar umanitario, si spegne a 91 anni, il 20 agosto 2017.



Comico controverso, spesso contestato per scelte discutibili, di cui in seguito si è scusato, è stato però un grande attore e artista, con una progenie di ben sette figli. E immemore resterà per me quella esilarante scena con la mucca sul treno. O la tenera scenetta con la piccola marionetta di un pagliaccio, che lui gesticola con un dolce balletto di ninna nanna. E anche lui ha fatto scuola per molti comici posteri.

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