sabato 3 marzo 2018

Ingrid Bergman

Ingrid Bergman


Padre svedese e madre tedesca, Ingrid Bergman nasce a Stoccolma il 29 agosto del 1915. Rimane orfana di mamma a 2 anni e di papà a 8 e viene cresciuta prima dalla zia e poi, alla scomparsa di questa, dallo zio paterno.
Viene notata fin da giovanissima come interprete per il cinema svedese.


Bellissima e alta, sguardo drammatico, una volta approdata in America, viene notata come ruolo da co-protagonista di Leslie Howard nel melodramma "Intermezzo". La storia di una giovane pianista che deve rinunciare all'amore della sua vita, un famoso violinista, perché è un uomo sposato e padre della bambina a cui lei dà lezioni di piano.




Il vero esordio, però, lo fa con il bellissimo e praticamente passato alla storia dei film cult "Casablanca", dove è stata resa celeberrima la frase:- Suonala ancora, Sam!-, che ha ispirato altre battute in parodie e commedie. In questa pellicola è affiancata da un trio di uomini eccezionali: Humphrey Bogart, Paul Henreid e Claude Rains. Senza contare la preziosa partecipazione di due attori non abbastanza valorizzati: Peter Lorre e Conrad Veidt (Il partner più volte nei film di Joan Crawford).

Io adoro quel pathos, quel sentimento che lei mette nelle sue interpretazioni da immedesimarsi nei suoi personaggi. E Stan Laurel doveva probabilmente pensarla come me, dato che l'ha apprezzata molto in "Giovanna d'Arco".


La "fidanzata d'America", nazione già abituata ai talenti svedesi, dopo Greta Garbo, Ingrid Bergman è molto amata dal pubblico per la sua eleganza e l'aria della ragazza della porta accanto, sposando poi il medico svedese Lindstrom, dal quale ha avuto la figlia Pia.
Si aggiudica una nomination all'Oscar nell'interpretazione del lungometraggio "Per chi suona la campana" accanto a Gary Cooper, tratto dal romanzo di Ernest Hemingway. Ma non vince.
Riesce ad aggiudicarselo per "Angoscia", accanto a Charles Boyer e Jospeh Cotten. E' un thriller psicologico, dove compare pure una giovanissima Angela Lansbury, che parla di una giovane, cresciuta in Italia, dopo aver assistito all'omicidio dell'amata zia a Londra, ai primi del '900, che sposa un pianista (l'avvenente Charles Boyer). Tornando a vivere in quella casa londinese, presto si accorge che il caro marito è freddo e autoritario, che cerca in tutti i modi di farla impazzire. In suo aiuto accorre un giovane detective di Scotland Yard (il bellissimo Joseph Cotten). Lascio il finale da scoprire, nel caso qualcuno volesse vedere questo avvincente e bel film.
Oscar meritato e sarà il primo di tre. Ma procediamo con ordine.



Anche Ingrid viene "catturata" nel mondo delle bionde di Hitchcock, girando diretta da lui "Io ti salverò" con Gregory Peck e uno dei miei preferiti "Notorious-L'amante perduta", accanto a Cary Grant e Claude Rains. Cerca, così, di distaccarsi dal ruolo della ragazza per bene che l'è stata cucita addosso, interpretando la donna un po' dissoluta, figlia di una spia nazista, finita in carcere; lei viene arruolata dai servizi segreti americani per incastrare il capo del covo tedesco in Brasile.

L'America non le perdonerà, quando lei lascia il marito per mettersi con il regista italiano Roberto Rossellini, dal quale ha avuto tre figli, fra cui la famosa Isabella.
Si conoscono sul set "Stromboli", proponendosi lei stessa come protagonista, avendo ammirato molto i lavori del regista come "Roma città aperta" e "Paisà".
E nemmeno Anna Magnani glielo perdonerà mai, compagna all'epoca del grande Rossellini.


Il secondo Oscar le viene assegnato per "Anastasia", accanto all'attore russo naturalizzato statunitense Yul Brynner.


L'America la riabilita quando il matrimonio con Rossellini naufragherà.
L'ultimo Oscar le viene assegnato come attrice non protagonista per "Assassinio sull'"Orient Express", tratto dal giallo di Agatha Christie, accanto ad una serie di nomi illustri: Lauren Bacall, Sean Connery, Olivia Hussey, Michael York, Richard Withmark e Anthony Perkins.
In età matura, stanca del jet set americano, torna a lavorare per il cinema europeo, che l'aveva lanciata da giovanissima, diretta dal regista svedese Ingmar Bergman, col quale non aveva nessun tipo di parentela, malgrado l'omonimia del cognome.
Ci lascia alla prematura età di 67 anni, proprio il giorno del suo compleanno il 29 agosto del 1982 per un brutto male.


La sua arte, però, come tutte quelle dei personaggi di cui sto facendo questa sfilata di nomi eccezionali, rimarrà immortale, con quelle sue espressioni cariche di sentimento e fresche, con quei sorrisi da sognatrice romantica da renderla unica e inimitabile.






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