mercoledì 29 novembre 2017

Paul Henreid

Paul Henreid


Nato a Trieste il 1908 da una famiglia nobile, austroungarica, Paul Georg Julius Freiherr von Hernreid Ritter von Wassel-Waldingau decise di farsi chiamare semplicemente Paul Henreid quando optò per la carriera artistica. Iniziò prima col cinema tedesco, con una serie di film, per poi un trascorso a Londra, dove affinò bene la lingua inglese. Era, inoltre, un ottimo disegnatore!


E questo affascinante attore dall'aspetto così solare e carismatico, con quei riccioli biondi era davvero perfetto per il ruolo di eroe romantico. 1,92 m circa d'uomo! Non per nulla fu scelto come co-protagonista di Bette Davis in "Perdutamente tua", dove interpreta il ruolo di Jerry Durrance, la miglior cura ad una crisi di nervi, in cui una donna possa desiderare d'imbattersi come compagno di viaggio durante una crociera, prescritta per uscire da un esaurimento: gioviale, simpatico, attraente e pieno di charme. E' stato proprio questo personaggio a farmi conoscere Paul Henreid e da lì non l'ho più mollato dalla mia walk of fame. In quel ruolo quasi da cavaliere antico, che pur amando disperatamente una donna, Bette Davis, sceglie comunque di supportare la moglie depressa e ingrata. Con una frase che ogni volta mi fa sciogliere. Quando dice a lei, Charlotte, per convincerla ad aspettare con lui a Rio de Janeiro, la prossima coincidenza per Buenos Aires:- E se prometto di dirti semplicemente: "Buongiorno, miss Vale"; "Come sta, miss Vale?", per non far capire a nessuno quanto invece, in realtà, io mi sia innamorato di te?!- con uno sguardo che ... ti tiene aggrappata allo schermo a contemplarlo! Con la domanda:- Dove sei stato finora e perché non ho mai visto un tuo film prima?!-



Il ruolo dell'eroe romantico gli calzava talmente bene, che è stato poi scelto anche per interpretare l'idealista  cecoslovacco, amante della libertà, che lotta contro il nazismo, Victor Laszlo, in "Casablanca"; anche se i molti fan di questo film lo identificano come il terzo incomodo nella storia d'amore tra Ingrid Bergman e Humphrey Bogart, perché Victor, oltre che essere un meraviglioso idealista, qui ha il ruolo anche del marito della Bergman. Ed è pure un personaggio che mi piace molto e non si discosta da com'era Paul nella realtà. Lui, infatti, si era fatto quasi tacciare nella blacklist americana, tirata fuori dalla famosa caccia alle streghe, quando davano la caccia ai comunisti, per la sua ostilità al maccartismo.



Compagno di viaggio in cui ci s'imbatte durante una crociera in sud America e di cui ci si innamora perdutamente, lottatore per gli ideali di libertà e pace, Paul Henreid ha questo viso che quando sorride s'illumina tutto e ti fa credere che sì ... è davvero giusto ciò che fa!
Approda, dunque, nel ruolo dell'audace corsaro Barracuda sul set "Nei mari dei Caraibi" accanto ad una splendida Maureen O'Hara. Film di cappa e spada, in cui dal detestarlo, lei alla fine non può che amarlo, lasciandosi pure conquistare dal quel faccino quasi scanzonato, a volte, ma assolutamente radioso.




"Eroi di mille leggende", interpreta film con diverse attrici di calibro di tutto il mondo, come l'interprete francese Michelle Morgan o da molto più anziano con la nostra Gina Lollobrigida, Paul si ritrova ben presto riaccompagnato dalla sua vecchia amica Bette ne "Il prezzo dell'inganno", rimpatriandosi anche con Claude Rains, con cui aveva inoltre lavorato in "Casablanca", oltre che in "Perdutamente tua". Da qui si discosta leggermente dalla figura di eroe romantico, che, oramai sembra essergli stata cucita addosso, vestendo i panni del violoncellista polacco Karel Novak. Malgrado il ruolo di innamorato marito di Bette Davis, il suo personaggio si incupisce a volte di crisi nevrotiche e di gelosia, sospettoso e isterico quasi. Ma ... sempre Paul ricorre ai suoi splendidi sorrisi solari, anche quando credi che questi non gli appartengano più. Ci sono, li serba sempre per noi e per la sua amata del momento.
Volendo forse, poi, stupirci con effetti speciali, volta pagina e diventa il sadico e crudele antagonista di Burt Lancaster ne "La corda di sabbia", nei panni del terribile comandante Paul Vogel. Davvero irriconoscibile dal dolce e premuroso Jerry Durrance o l'intrepido Victor Laszlo.
Per ritrovarsi ancora con Bette Davis nell'ultimo film assieme, il noir "Chi giace nella mia bara?". Per la serie: "Ancora tu" di cui Lucio Battisti è cantautore con Mogol.



Paul Henreid, inoltre, serba il record di essere stato sposato con la stessa donna per tutta la vita, caratteristica assai rara nell'ambiente, che hanno raggiunto in pochi, tra cui Paul Newman, James Garner e Charles Bronson.
Quel suo bel sorriso si spegne a Santa Monica nel 1992, ma rimarrà sempre tra gli annuali del cinema di tutto il mondo, venendoci da dirgli:- Grazie, Paul, per avercene illuminato!-


Bette Davis

Bette Davis


"Bette Davis eyes" è il titolo di una canzone di Jackie DeShannon, ma conosciuta maggiormente con la voce roca di Kim Carnes. Grandi, chiari ed espressivi all'ennesima potenza! La carriera di quella che è tra le mie attrici preferite inizia un po' come quella di Claude Rains. Non considerata una Rita Hayworth per la bellezza poco appariscente (ma da queste foto anche Bette aveva il suo perché), veniva scartata ai provini. Tuttavia, fu anche lei poi lanciata tra le stelle, grazie alla sua estrema bravura di passare dalla fanciulla inerme e fragile, malata in "Tramonto" o di ragazzina innamorata ne "La foresta pietrificata", accanto ad un giovane Leslie Howard ed un altrettanto giovane e allora sconosciuto Humphrey Bogart (con cui pure lei lavorerà sempre volentieri); ad una calcolatrice spregiudicata che assassina il suo amante, dopo aver tradito il marito buono e generoso, facendo passare l'omicidio per pura legittima difesa in "Ombre malesi" accanto ad Herbert Marshall. Il quale sarà con lei e Teresa Wright anche in "Piccole volpi", dove lui sarà sempre il marito buono e vittima di una moglie spregiudicata e senza scrupoli.
Per sdoppiarsi in questi suoi due caratteri, diventando nemica di se stessa, ne "L'anima e il volto", dove interpreta due gemelle. La prima buona e gentile, ma semplice e poco appariscente, Kathy, "l' anima". E la seconda arrivista, spudorata, capricciosa e cattivella, ma sofisticata ed elegante, Pat, "il volto". Entrambe si contendono un uomo, interpretato dal grande Glenn Ford. Solo che Kathy lo ama di un amore sincero e se lo vede rubare dalla gemella Pat per puro capriccio!
Indimenticabile Betty anche qui! 


Io adoro questa attrice anche perché ha sfidato tutti i cliché della famme fatale alla Ava Gardner e Greta Garbo con la fierezza di mettere in risalto il talento. Anche se questo significava imbruttirsi come all'inizio di "Perdutamente tua", uno dei miei film preferiti. Il brutto anatroccolo, Charlotte Vale, in contrasto con la madre tirannica (la poliedrica attrice inglese Gladys Cooper), che non la desiderava e alla quale lei si ribella grazie all'aiuto del dottor Jacquit (Claude Rains) e all'aiuto di quello che sarà il suo grande amore (Paul Henreid). E diventa l'elegante e carismatica Bette Davis che tutti conosciamo. Si trasforma in cigno, insomma. Quando i due si ritrovano nuovamente sul set di "Il prezzo dell'inganno", con pure Claude Rains (come citato), lei è incinta del marito violento e le malelingue vociferano che il bambino sia di Herr Henreid, per il forte feeling tra i due. Ma ovviamente tutto fu smentito. Io non so se è vero che tra lei e Paul Henreid ci fosse stato del tenero. Se così fosse stato non la biasimo perché lui era davvero un uomo affascinante e talmente i loro personaggi mi erano piaciuti in "Perdutamente tua" che non mi dispiacerebbe. Comunque sia, erano fatti loro! E in caso contrario sono felice della loro amicizia, che durò per tutta la loro carriera, in quanto fecero un altro film ormai già abbastanza anziani tutti e due, ripetendo il gesto che è rimasto storico in "Perdutamente tua": lui che si accende in bocca due sigarette e ne cede una a lei.



Altri due film molto di rilievo sono "Paradiso proibito",  accanto all'attore francese Charles Boyer, melodramma tragico che narra l'amore impossibile tra un'istitutrice e il duca presso il quale lavora, nella Francia del 1800; uomo oppresso dalla tirannia e colossale egoismo della moglie, la quale detesta pure i propri figli, perché li vede come d'impiccio tra sé e il marito.
L'altro è "Sposa contro assegno", dove Bette, regina del dramma, affianca James Cagney, re delle gangster story, in queste commedia tragicomica e roccambolesca!
O "Il grano è verde", ruolo intenso dell'insegnante miss Moffatt, che prende a cuore le sorti dei giovani minatori di un villaggio gallese della fine del 1800. Ruolo che fu in precedenza della grande Ethel Barrymore a teatro e che sarà successivamente in un film a colori degli anni'70 di Katherine Hepburn.
Figlia di un inglese e di una francese, ma nata in America, Bette Davis riusciva forse ad andare tanto d'accordo con Claude Rains proprio per la stessa capacità di saltare da un ruolo all'altro come un grillo. E detestava, invece, Errol Flynn, con cui rifiutò di girare "Via col vento" quando le fu proposto il ruolo di Rossella O'Hara e a lui di Reth Butler. Forse aveva potuto coltivare molto questa antipatia lavorandoci insieme ne "Il duca di Essex", dove lei pure si fa imbruttire al massimo per diventare Elisabetta I e in "Io ti aspetterò", malgrado la pellicola sia un melodramma romantico e loro due ricoprano i ruoli di due innamorati.
Non è un mistero, inoltre, la sua acerrima rivalità con Joan Crawford. Ed è un vero peccato, perché come ho più volte ribadito ... io adoro entrambe, tanto che se le avessi potute incontrare nello stesso momento avrei chiesto a tutte e due un autografo e una foto insieme. 


Eppure sono riuscite a metterle a lavorare assieme in alcune pellicole; la più famosa: "Che fine ha fatto Baby Jane?" film piuttosto thriller e inquietante. Entrambe già in là con gli anni, sembrano dar sfogo alla loro antipatia reciproca. Nella finzione Bette Davis in particolare, che per copione si può liberamente accanire con ogni tipo di tortura psicologica e fisica contro Joan Crawford, che interpreta la sorella inferma. Sul set, fuori dalla finzione, in egual modo, si fanno i dispetti a vicenda e cercano di accaparrarsi le inquadrature migliori. Una lancia spezzata a favore di Bette è che, però, ha preso le difese della sua nemica quando questa è stata aspramente criticata dalla figlia.


Tuttavia, il caratterino di Bette Davis è rimasto celebre. Sapeva farsi valere sul set e non lo trovo per nulla sbagliato, dato che quello di Hollywood era un mondo ancora apertamente maschilista.
Nella vita era altrettanto schietta. Una volta aveva dei vicini di casa che la sfinirono per averla a cena. Lei ci andò e poi, per educazione, ha ricambiato l'invito. Quindi, al termine della serata, disse loro di lasciarla in pace e di non volerci avere più nulla a che fare, perché erano le persone più noiose che avesse mai conosciuto!


Un altro ruolo che l'ha resa famosa, dove da carnefice passa a vittima, è quello di "Eva contro Eva", nella parte di Margo Channing, attrice sulla via del tramonto, spodestata dai nuovi talenti e in particolar modo da quella che credeva la sua ingenua, timida e fidata assistente, che in realtà era la volpe camuffata. Quindi, cede lo scettro di "cattiva" alla meravigliosa Anne Baxter, altra attrice mitica che adoro e di cui parlerò in seguito, la quale interpreta il ruolo di Eva Harrington in maniera sublime.


Due Oscar e ho perso il conto di quante nomination e quanti Grammy ed Emmy, per non parlare di una sfilza di premi europei, Bette Davis rimane una delle più grandi, delle più complete attrici che Hollywood ancora oggi secondo me piange!


Non si può dimenticare uno dei suoi ultimi ruoli in "Assassinio sul Nilo" dal giallo di Agatha Christie, accanto a Peter Ustinov nel ruolo di Poirot e David Niven del capitano Arthur Hastings, con un cast clamoroso (Mia Farrow, Olivia Hussey, Angela Lansbury, per citarne qualcuna). Sempre impeccabile, sempre i suoi occhi chiarissimi, qui in risalto dalla pellicola a colori e il perfetto canto del cigno, che le farà concludere la sua carriera con l'ultimo Oscar proprio alla sua lunghissima vita professionale, consegnatole da Liz Taylor. E lasciando un messaggio, magari anche involontariamente, alle attrici postume: non lasciate che i cliché vi fermino, credete nel vostro talento, anche se ciò vuol dire mettere a dura prova ogni parte di voi stesse!





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Claude Rains

Claude Rains


Il cattivo per eccellenza, ma anche il buono per eccellenza e a volte entrambi nella stessa pellicola! In qualunque modo, però, non manca mai di condire il suo ruolo con quell'ironia così bizzarra e divertente che io davvero ... lo adoro! Eclettico, enigmatico ... Claude Rains è un attore londinese, che ha avuto sfortuna all'inizio della sua carriera, per il fatto di non essere scelto perché non bello e affascinante come poteva essere Robert Taylor o Franchot Tone. Oltretutto, dopo aver combattuto in guerra, ha un punto cieco da un occhio. Fino a ché... qualcuno che non si ferma solo alla bellezza, ma anche alla bravura ... non lo nota e lo lancia come interprete. Questo dopo un corso di dizione, in quanto Claude ha un forte accento inglese, venendo da un quartiere di Londra, Camberwell, dove il dialetto si sente molto. La sua voce, tuttavia, gli dà un buon biglietto da visita per presentarsi ai provini, in quanto profonda ed elegante, calda e passata praticamente alla storia. Sua figlia, Jessica Rains, infatti ne ha scritto un libro: "Claude Rains, la voce di un attore". 

Claude Rains, l'eterno cattivo quando interpreta il principe Giovanni ne "La leggenda di Robin Hood" accanto a Errol Flynn e Olivia de Havilland; nella versione in bianco e nero de "Il principe e il povero", dal romanzo di Mark Twain, sempre accanto a Errol Flynn; è stato tra i primi ad interpretare "L'uomo invisibile" e "Il fantasma dell'opera"; continuando nell'elenco: lo spietato Alex Sebastian in "Notorious" di Alfred Hitchcock, accanto a un fantastico Cary Grant e una straordinaria Ingrid Bergman. Come ad un buono affabile e gentile nei panni del paziente e meraviglioso dottor Jacquit in "Perdutamente tua" con l'affascinante Paul Henreid (col quale lavorerà in altre pellicole quali "Casablanca", "Il prezzo dell'inganno" e "La corda di sabbia") e alla mitica Bette Davis. Di lui lei aveva piena stima. Diceva:- Amo la sua professionalità e il suo senso dello humor! E' uno dei migliori partner con cui io abbia mai lavorato!-. Infatti, con lei ha fatto anche "Il prezzo dell'inganno", dove lui interpreta il ruolo ambiguo del suo ex amante Alexander Hollenius. Geloso del fatto che Bette (qui Chrtistine) abbia reincontrato il suo primo grande amore (interpretato da Paul Henreid), cercherà tutti i mezzi per vendicarsi. In questo ruolo viene reputato sublime, tanto quasi da rubare la scena alla stessa Bette Davis. Con lei ha anche interpretato "La signora Skeffington". Questo film purtroppo non sono ancora (ahimè) riuscita a vederlo, ma dalla trama si evince che è lui quasi la vittima in un ruolo struggente e la mia cara Bette Davis (che adoro) quello di perfida.
Per non parlare del suo ruolo dell'angelo signor Jordan accanto a Robert Montgomery, ne "L'inafferrabile mister Jordan" dal quale è stato fatto il remake con Warren Beatty e James Mason ne "Il Paradiso può attendere".


Ruoli da divertente jolly che può sembrare all'inizio un po' scorretto, che poi si rivaluta sono quelli che interpreta in "Casablanca" accanto a Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, Peter Lorre e come anticipavo Paul Henreid. E "La corda di sabbia", con sempre Herr Henreid nel ruolo da cattivo e Burt Lancaster in quello del buono. Comunque sia ... Claude Rains è come una formula matematica: cambiando l'ordine dei suoi ruoli, il valore rimane sempre alto, insuperabile, incommensurabile e molto, molto divertente e ironico. Una delle battute che io adoro in "Casablanca" è quando Humphrey Bogart gli punta la pistola al petto e gli intima:- E' puntata dritta al vostro cuore!- e lui risponde con una naturalezza assolutamente british, ma davvero esilarante:- E' il punto meno sensibile che ho!-



Muore per un'emorragia addominale, il 30 maggio 1967 a quasi 78 anni, nel New Hampshire, dove aveva acquistato un terreno.
E quell'espressione enigmatica, a cui lui sapeva dare quella giusta conformazione: o estremamente dolce o estremamente cattiva, riusciva comunque a fare trapelare della bontà d'animo che, credo, avesse davvero Claude nell'animo. Non tutti lo conoscono, ma io scrivo questa rubrica anche per dare volto e storia a uomini come lui che hanno reso il vero e grande cinema indimenticabile!

Stan Laurel e Oliver Hardy

Stan Laurel e Oliver Hardy

Cosa dire su di loro? Tante e tante cose! Infatti, ho creduto opportuno dedicar loro una pagina a parte. Loro per me sono il top della mia personalissima walk of fame! 


Stan Laurel
Unico e inimitabile! Splendida persona, uomo meraviglioso, comico esemplare, anima straordinaria!

Arthur Stanley Jefferson, meglio noto come Stan Laurel o Stanlio qua da noi, è un attore britannico che ha sempre detto: - Credo di essermi sentito un comico fin da quando ero un feto!-. Nato a Ulverston, l'odierna Cumbria (UK), il 16 giugno 1890, sensibile e molto a disagio con tutto ciò che è triste e struggente, Stanley fin dalla sua tenera età pare aver dato spunto per qualsiasi romanzo alla Charles Dickens, Charlotte Bronte o Francis Burnett, se alcuni di loro non fossero stati creati prima. "La piccola principessa", infatti, di Francis Burnett è contemporaneo al nostro eroe.  Stan, per distrarsi dal senso di solitudine che il collegio gli provocava nell'intimo, amava allietare compagni e insegnanti con piccole gag o storielle comiche. Proprio come Sarah Crew affascinava le sue compagnette di collegio con straordinari racconti.

Questo quando Stan non era impegnato a scappare dal collegio per tornare a casa, dove puntualmente trovava suo padre che lo riportava in collegio. Malgrado il vecchio Jefferson sia un uomo di spettacolo, desidera per il figlio un altro genere di carriera che non rientri nel palcoscenico!
Ma ... un gene insito nel sangue da due genitori artisti ... non si può fermare. E Stanley aveva quella scintilla divina del voler trasformare qualsiasi cosa triste in qualcosa di giocoso e allegro ... da non potersi proprio controllare! Da adulto, in un'intervista, infatti disse:- Il dramma c'è, ma non si vede! Credo di essere in grado di spiegare ogni aspetto della vita, in chiave comica!-. Ma di questo si parlerà in seguito.

L'occasione arriva con Albert Pickard, impresario di spettacoli comici a cui Stan, circa sedicenne, si presenta, chiedendogli umilmente un provino:- Ma non dica nulla a mio padre!-. Da qui, sembra un po' "L'attimo fuggente" e merita di essere raccontato. 
L'uomo più anziano ha tenerezza per questo ragazzino magro, coi capelli ramati e gli offre questa possibilità:- Ha poco valore un provino davanti ad una persona sola! Ti darò una chance di fronte ad un pubblico vero!-
Stanley non sta più nella pelle dalla gioia; tuttavia, la sera del provino ... quando tocca a lui andare sul palcoscenico, trova suo padre tra il pubblico: il signor Pickard non è stato di parola!
Malgrado il primo agghiacciamento, Stan sente ormai in sé il comico, l'attore e il professionista radicato. Quindi, porta avanti il suo spettacolo, incoraggiato dalle risate crescenti tra la gente in sala, nonostante il suo repertorio non sia originale, ma scopiazzato dai vari sketch dei comici teatrali inglesi dell'epoca. Canzoncine, movenze buffe, gag da clown, per non parlare del suo abbigliamento assolutamente bislacco.
Il provino è riuscito! Tuttavia, Stan non riesce a stringere la mano ad Albert Pickard, che lo aspetta entusiasta dietro le quinte, a quell'uomo che lo ha impunemente tradito!
Si strucca nella toilette, piangendo per la rabbia. Ma ... non tutto il male viene per nuocere!
Suo padre ha notato grande stoffa in lui e lo incoraggia a continuare! Suo figlio non è più un bambino, ma ormai un giovane uomo e può riuscire su questa strada!
Unendosi alla compagnia di "Fred Karno e i suoi pagliacci", Stan lascia la sua amata Inghilterra per l'ignoto Nuovo Mondo, a New York. Ed è qui che fa amicizia col capocomico, un certo Charles Spencer Chaplin.
Con lui diventano amici, condividono la stessa stanza d'albergo, quando con la compagnia approdano a Broadway.
Stan parlerà sempre di quel periodo con un sorriso divertito sulle labbra, dicendo:- Gli americani dovevano vedere noi giovani inglesi un po' buffi e strani!-. Questo raccontando l'aneddoto di aver lasciato le proprie scarpe fuori dalla porta, per farle pulire, come usanza in Europa! Poi, al mattino non le aveva più trovate! Andando a lamentarsi con il portiere, quest'ultimo gli aveva domandato perché diamine avesse fatto una cosa simile! Morale della favola: Stanley si era dovuto presentare a teatro, alle prove, vestito di tutto punto, ma in ciabatte, con tanto di scritta della buona notte sulla tomaia. Davvero spettacolare, quando l'ho letto non la smettevo più di ridere!






Quando Chaplin seguirà il cinema per un introito maggiore, Stan prenderà il suo posto come capocomico. Alla fine, però, pure lui seguirà la stessa via. Non è facile, Stan parlerà di aver anche patito la fame. Tornerà in Inghilterra per disperazione, quando la ruota del successo girerà anche per lui.
Alla volta di Los Angeles farà diverse gag da solo oppure affiancato da un attore scozzese, più anziano: James Finlayson, conosciuto però come "Finn". Baffi, sguardo che l'uomo sa rendere buffamente digrignante, stempiatura sulla testa ... James è il compare perfetto. Spesso fa da Stan da spalla e viceversa. Tra i due nasce un rispetto reciproco! E una forte amicizia che si perpetuerà negli anni.
E' il periodo in cui Stanley trasforma le tragedie di Rodolfo Valentino in comiche, col nome di Rhubarb Vaselino. "Mud and sand" (versione comica di "Sangue e arena"), "Monsieur don't care", tutte parodie spassose in cui Stan ricorre alla sua abilità fisica di muoversi come un pupazzo di gomma. Unico nel suo genere, è stato più volte detto.

E non manca la parodia di "Dr. Jekyll e Mr Hyde" di Stevenson, che Stan ha ribattezzato "Dr Pyckle and Mr. Pryde", dove è davvero fantastico!


Nella vita e nelle sue gag fa coppia con un'attrice e cantante australiana, Mae Dahlberg, che è la donna che gli suggerirà il cognome Laurel al posto di Jefferson. Questo guardando, in camera, un libro di storia dov'era raffigurato Scipione l'Africano, incoronato d'alloro. Non tutti forse sanno che la parola laurel in inglese significa appunto lauro, alloro. Nel momento in cui Mae ripeteva quel nome ad alta voce, entrò Stan nella stanza e lei gli chiese se gli piaceva come cognome d'arte. La mozione fu accolta!

Come non tutti hanno potuto osservare quanto Stan, quando non contorce e deforma il proprio volto in espressioni comiche, sa essere davvero un bell'uomo. Riconosciuto da più scrittori e le persone che hanno avuto l'onore e la fortuna d'incontrarlo personalmente come pari al fascino di Bob Taylor e Franchot Thone, in molti si sono domandati di perché la Metro Goldwyn Mayer non l'abbia mai utilizzato in parti attributi ai primi due attori. E credo l'abbiano anche chiesto a Stan stesso, dato che, in un sito che racchiude tutta la sua corrispondenza (www.lettersfromstan.com) lui ha risposto che non era nella sua indole interpretare ruoli alla Clark Gable o Cary Grant, da sex symbol, affascinante e romantico. La sua anima è giullare e il cuore da clown, non ci si vede proprio a impersonare un Reth Butler o un Armand Duvall ne "La signora delle camelie".


E ci sono due particolari effetti comici che gli escono alla perfezione: piangere, anche se lo fa malvolentieri, perché gli sembra una soluzione troppo facile mettersi a piangere quando le cose vanno male, ma lo fa lo stesso per  amore del pubblico; e vestirsi da donna, perché si contrastano i suoi lineamenti molto delicati, quasi femminili alle sue movenze del tutto goffe e impacciate, tipicamente maschili.




La grattata di testa verrà poi.
Quand'ecco l'incontro decisivo con colui che resterà nella sua vita come compare, socio, fin divenire man mano un fratello: Oliver Hardy.
Già si erano conosciuti sul set del cortometraggio muto "Lucky dog" ben nove anni prima.
Il set fortunato questa volta è "Amale e piangi". Stan sarebbe dovuto essere il regista, sua massima aspirazione e Ollie e James Finlayson come protagonisti. Tuttavia, Oliver si ustiona il braccio col barbecue il weekend prima d'iniziare le riprese. Cosicché Stan è costretto a prendere il suo posto accanto a Finn, perdendo la regia e a Ollie viene assegnato un ruolo marginale.

E' durante questo cortometraggio che Leo McCarey, che è il regista, a notare la contrapposizione tra Laurel e Hardy: il magro e il grasso. E Hal Roach, produttore e talent scout di comici, esordisce con:- Scritturali, quei due sono i più divertenti che io abbia mai visto!-
Stanley, inoltre, ha il merito di aver creato un po' la coppia dei personaggi di Stanlio e Ollio. Già reputando lui stesso comica quella paradossale disuguaglianza tra sé e Ollie a livello fisico, cerca di rallentare la propria frenetica e vivace comicità, per mettersi alla parità del compare e crea il magro e stralunato Stan e il grosso e "finto" intelligente, ma che alla fine è stupido uguale, se non di più, e abbastanza prepotente Oliver. Si completano a vicenda e Ollie prende il posto di James Finlayson come "vittima sacrificale" di Stanley, mentre Finn diventa la loro spalla più efficace e il loro antagonista più amato.

In tutto questo, ha tempo anche di diventare padre di Lois e tre anni più tardi di Robert Stanley. Sfortunatamente, però, il piccolo sopravvive solo poche settimane, perché nato prematuro. Ed io non immagino davvero con che forza d'animo Stan sia riuscito a portare sul set le risate, con il morale a terra!

Tra Stanley e Oliver la complicità si consolida col tempo, girano insieme più di 100 film, tra cortometraggi e lungometraggi. Spesso con orari massacranti, quasi da sfruttamento. Tra i loro titoli più famosi: "Muraglie", "Fra diavolo", "I figli del deserto"(dal quale è stato fondato il loro fanclub, il logo lo ha creato Stan), "Allegri gemelli", "Allegri scozzesi", "Il compagno B", "Stanlio e Ollio teste dure- vent'anni dopo", "Noi siamo le colonne".  Alcuni di questi prodotti dallo stesso Stan Laurel. Fino a lasciare la loro casa di produzione "Metro Goldwyn Mayer" e passare alla "20th century fox" con "Ciao, amici" o "Il nemico ci ascolta", lungometraggio antibellico contro il nazismo che imperversava in Europa. In questo, dimostra che, se solo avesse voluto, Stan sarebbe stato anche un grande attore drammatico, come gli era capitato di fare agli inizi della sua carriera di interprete; infine, l'ultimo: "Atollo K". Ormai i loro fisici sono segnati dall'età e da una malattia di diabete e al cuore che ha colpito Stan. Ollie gli starà molto vicino quando il compare sarà preso proprio da una sorta di trombosi.

Durante una torunée in Europa, accade un avvenimento che mi ha commosso molto. La loro carriera era agli sgoccioli e molti sembravano essersi scordati di loro. Mentre stanno riposando lungo le coste di una cittadina irlandese, Stan e Ollie sentono il campanile della chiesa iniziare ad intonare il loro motivetto, la "Cuckoo song", ossia il canto del cucù, composto per loro sotto le direttive di Stan dal loro amico Marvin Hatley, musicista delle loro colonne sonore. E in men che non si dica si trovano circondati da tutti i loro fan, che fanno a loro un enorme applauso. Tra le lacrime Stan e Ollie si abbracciano e capiscono di volersi bene proprio come fratelli.

Pochi anni dopo, nel 1957, però, per Stan accade la tragedia: il suo compare di tante avventure muore per un tumore, dopo una lunga agonia. 
Mister Laurel è talmente toccato da questo evento, che il suo medico gli sconsiglia vivamente di partecipare al funerale, che potrebbe essergli fatale per la sua salute già compromessa.
Stan passerà gli ultimi anni a rivedere vecchi film con il suo caro socio, rilasciando in un'intervista:- Il mondo ha perso un genio comico, ma io ho perso il mio migliore amico, un fratello!-


Vivrà per poter rivedere il mito di Stan e Ollie rinascere a nuova vita con le nuove tecnologie cinematografiche e con un Oscar che Hollywood gli consegnerà con tutti i meriti alla carriera e dirà: -Sono solo molto rammaricato che il povero Oliver non possa essere qui a condividerlo con me!-.
Gli vengono proposti altri film, ma lui rifiuta, perché vuole che la gente lo ricordi come era una volta e poi perché senza Ollie non ha più senso per lui tornare in scena.

C'è un video commovente, a colori, in cui Stanley appare in maniera quasi a tu per tu e gioca  per noi con i burattini di Stanlio e Ollio, con la canzone del cucù che ha accompagnato tutti i loro film e pure i loro funerali. E improvvisa una piccola gag con il suo Oscar, fiero sulla scrivania, ribattezzato comicamente da lui Mr Clean e lo straccio per lucidarlo. 

Attori del calibro di Dick Van Dyke, Jerry Lewis, Maurice Chevalier e Marcel Marceu andranno a trovarlo, rivolgendosi a lui con l'appellativo di "Maestro".
Fans di tutto il mondo gli scriveranno e lui risponderà a tutti loro fino a pochi giorni dalla sua morte, avvenuta il 23 febbraio del 1965, a Santa Monica, per un arresto cardiaco. Aveva 74 anni.
E poco prima di morire non poteva non mancare il suo innato tocco comico, rivolgendosi all'infermiera con:- Vorrei tanto essere in montagna a sciare!-
- Perché, lei sa sciare, signor Laurel?-
- No, anzi, lo detesto, ma meglio che essere qui!- in pratica a lasciare la vita che tanto amava.
Dick van Dyke si occuperà del suo elogio funebre, elogiando l'ultima signora Laurel, Ida, come l'unica ad aver sul serio capito il marito Stan, davanti alla chiesa gremita, raccontando di essere sempre stato un suo fan e di aver scoperto, dopo aver cercato di rintracciare il suo numero di telefono, che bastava guardare semplicemente sulla guida telefonica come un comune mortale.
Umile, generoso, mite e semplice, attore e regista, produttore e ballerino a volte, controcanto di Ollie, in qualche occasione ... Stan Laurel rimane la stella che brillerà non soltanto nella "Walk of fame" di Hollywood, ma anche in Cielo per l'eternità, con quel posticino speciale che Dio riserva a chi ha voluto donare un sorriso e una risata a chi soffriva. 


OLIVER HARDY
Immenso, gigante buono per eccellenza, pacioccone .... insomma, tutto direttamente proporzionale a Oliver Norvell Hardy. 

Oliver Norvell Hardy nasce ad Harlem, in Georgia (USA) il 18 gennaio 1892. Come vuole la tradizione, porta il cognome del padre inglese: Hardy. E quello della madre scozzese: Norvell.


La famiglia lo vede come un futuro avvocato, per seguire le orme paterne, ma già a 4 anni Oliver è ciò che si chiama un bambino prodigio: ha una voce tenorile.
Quando il padre muore, la madre Emily diventa direttrice d'albergo per poter sostentare i suoi figli.
Ollie è molto sognatore e sensibile fin da piccolo e già con quel fisico generoso, che lo ha reso facile bersaglio del bullismo dei compagni di scuola.

Sua sorella racconta che lui arbitrava le partite di baseball in modo davvero esilarante. E ... quando all'ennesima presa in giro da parte del pubblico per la sua corporatura massiccia ... Oliver, in maniera assolutamente buffa e divertente, minacciò di mollare la partita a metà. Cosicché sbloccò le persone a capire che lui era simpatico e non doveva essere schernito solo perché grasso. Alle suppliche, quindi, degli spettatori a proseguire, Oliver accettò e capì che la gente poteva ridere per lui e non di lui.


Nel 1910, a 18 anni, si presenta alla Lubin Motion Pictures per dei provini. Soltanto che per la sua altezza di 1,83 e i suoi 120 kg viene preso per dei western col ruolo da cattivo.
Ha la parte dell'uomo di latta anche nella versione muta e in bianco e nero de "Il mago di Oz".
Durante quel periodo, si guadagna il soprannome di "Babe", coniato dal barbiere che lo preparava per i provini che aveva un'assoluta passione per le sue belle guance paffute, chiamandolo sempre:- Ecco, babe, sei pronto!-. I suoi colleghi, con burla, quindi, iniziarono pure a dargli quell'appellativo; così  per i suoi amici più cari, Stan per primo, Ollie sarà sempre Babe. Lois Laurel, la figlia di Stanley, parlerà sempre di lui come:- Mio zio Babe!-


Coltiva il suo canto, per cui ha davvero un talento innato. Infatti, la sua voce è carezzevole e rilassante. V'invito a trovare i pezzi interpretati da lui su Youtube.
Cantando conosce la prima moglie, una pianista che lo accompagna nei locali. Ma il matrimonio naufraga presto.
Quando scoppia la I guerra mondiale, Oliver, con un'istruzione all'accademia militare, vuole dare il suo contributo al proprio Paese. Tuttavia, una volta che va per arruolarsi, i due ufficiali addetti subito lo prendono in giro per la sua grassezza con l'infelice battuta:- Ehi, guarda un po' chi si vuole arruolare!-. Ciò, ovviamente, offende e ferisce molto Ollie, che se ne va risentito.
Io credo sia stato un segno del destino divino che non lo abbiano preso: se fosse morto in guerra, non avrebbe mai potuto conoscere Stanley.

L'incontro tanto fortunato come quello tra Sherlock Holmes e John Watson avviene sul set di "Lucky Dog" nel 1917. Babe s'imbatte nel protagonista della gag, questo ragazzo più anziano di lui di un paio d'anni, inglese, capelli ramati, occhi azzurri. Risponde al nome di Stan e c'è subito feeling. Anche se pure qui Ollie ha un ruolo negativo del rapinatore che deruba Stanley. E che aiuta l'antagonista del nostro eroe a nuocergli per riprendere la ragazza che si era innamorata di Stan. Oliver, si racconta, è quasi emozionato da questo incontro, perché ha già sentito molto parlare di quel comico talentuoso. Ollie non si è mai considerato, infatti, comico, anzi si definiva molto serio e quando diventerà il compare di Laurel, si reputerà sempre la sua spalla. E' Stanley la mente comica, è lui che inventa le gag e dice la sua sulla regia e la produzione. Persino sulla colonna sonora, "Il canto del cucù": sceglie la parte che ricorda una marcia militare per Ollie, proprio per l'idea di imponenza e marzialità che l'uomo suscita. Mentre per sé la parte più "leggera e folle" come il canto del cucù, perché:- La mia mente è limitata, è risaputo!- ciò che con autoironia Stan diceva di sé. Per questo Ollie ha profonda stima e immenso rispetto per lui e la sua intelligenza. Perché Babe, invece, normalmente esegue ciò che gli viene detto. Quando gli chiedono informazioni su qualsiasi cosa circa il lavoro, lui risponde sempre:- Chiedete a Stan!-

Stanley, diversamente, lo reputa un grande comico, già per il fatto del movimento di far svolazzare la cravatta tra le dita. Babe lo racconta come un gesto improvvisato. Quando fu colpito per la prima volta da un secchio d'acqua sul set, era talmente impacciato e moralmente a terra che ... non sapeva che fare. Soffiarsi il naso con la cravatta gli pareva volgare, dato che c'erano delle signore presenti. Quindi, eseguì quel gesto assolutamente gioviale e accattivante, per guadagnarsi la simpatia di chi gli stava di fronte. O il camera look, il suo sguardo fisso verso il pubblico, per cercare un po' di comprensione nel dover sopportare un compare tanto pasticcione e rimbambito! 



La carriera con Stan dura anni e anni; nemmeno i loro matrimoni, come una volta Ollie ebbe scherzosamente a dire, durarono così tanto. In Italia viene doppiato maggiormente da Alberto Sordi e Carlo Croccolo. Quando pure Laurel fonderà una sua casa di produzione, a seguito di dissapori con Hal Roach, Babe lo seguirà appena scaduto il contratto con il produttore americano, che voleva affiancarlo ad un altro comico.

S'impegnano nel sociale ad aiutare i bambini poveri e vengono anche in Italia, durante le loro ultime tournée. 



Malgrado fossero molto affiatati, raramente nella vita di tutti i giorni si frequentavano, ma solo per interessi diversi: Stan era molto attaccato al suo lavoro; Ollie era più bohèmien e gli piaceva andar fuori con gli amici, tra cui Walt Disney e Bing Crosby. Giocare a golf o seguire le corse dei cavalli. Più in età matura prendono a frequentarsi maggiormente, andando a pesca e scambiandosi confidenze tra uomini sulle donne che avevano amato.


Girano un breve filmato per il ministero dell'agricoltura, l'unica pellicola di loro due a colori originali che possediamo!


Quando il medico di Hardy gli consiglia di dimagrire, in quanto il cuore, con gli anni e la mole abbondante, si è affaticato.
Così, con una dieta ferrea, Oliver perde notevolmente peso, divenendo quasi irriconoscibile. Pure a se stesso. E non si piace, cadendo lentamente in depressione. Si chiude in casa e non vuole essere visto così da nessuno; l'unico che potrà frequentare la sua abitazione è Stan; eccetto ovviamente l'ultima moglie Lucille, quella che gli resterà vicino sino alla fine.


Non sarà, tuttavia, questo a condannarlo. Presto gli viene diagnosticato un tumore. Stanley starà costantemente accanto a lui. Sembra un copione di una loro comica già vista: Stan che va a trovare Ollie in un letto d'ospedale con una gamba rotta, causandogli mille guai (Ospedale di contea); o con Ollio con la gotta (Vita in campagna) o Stan che lo assiste durante un suo esaurimento nervoso (C'era una volta un piccolo naviglio). Stavolta però, Oliver non ha una semplice polmonite, con Stanley che deve improvvisarsi infermiere per curarlo con mille disastri (L'esplosione), è la pura realtà: Babe sta morendo! E Laurel è letteralmente terrorizzato di perderlo. C'è un film girato circa tra gli anni '80-'90 in Gran Bretagna, purtroppo solo in inglese, intitolato "Stan", in cui gli attori che interpretano loro due mostrano molto bene questa fase della loro vita: Stanley con l'angosciante e disarmante paura di perdere il suo migliore amico, al punto di temere a rispondere al telefono di casa e che qualcuno gli comunichi che Babe è morto. E che rimane al suo capezzale, distraendolo con esilaranti e insostituibili cariche del suo radicato umorismo nel leggergli gli ultimi avvenimenti sportivi sui giornali, mimando per lui scene dei loro film. E supplicandolo, tra le lacrime:- Per favore, Babe, non lasciarmi!-
L'ultima agonia di Ollie è avere completamente la parola bloccata, ma con Stan si capiscono ugualmente, con gli sguardi e le espressioni al volo, come in tanti anni trascorsi insieme hanno imparato a fare!


Il 7 agosto 1957, poi, accade ciò che Stan temeva dal più profondo del cuore:  Babe muore nella sua casa di Los Angeles, consumato da quel brutto male, lasciando nel cuore del suo migliore amico e dell'intero mondo un profondo senso di vuoto.


Stanley disse:- Voglio che Ollie sappia, ovunque sia, quanto la gente lo abbia sempre amato!-.