domenica 18 agosto 2019

Gino Cervi

Gino Cervi



Potevo io, secondo voi, dimenticarmi di uno dei primi grandi commissari Maigret, come era stato Jean Gabin, ma soprattutto … il Peppone per eccellenza assieme a Fenandel, grandissimo Don Camillo dai romanzi di Guareschi? Ebbene, non potevo proprio scordare quest'uomo: Gino Cervi.



Luigi Cervi nasce a Bologna il 3 maggio 1901, ma per noi tutti rimarrà Gino. 
Prende parte a piccoli melodrammi, tra cui "La peccatrice", dove lui appare poco, giusto per il ruolo del mascalzone che dopo aver messo incinta la sua donna, l'abbandona. Dramma del genere sedotta e abbandonata  (molto di moda a quel tempo) con un cast abbastanza sconosciuto, dove figura solo di spicco un giovane Vittorio De Sica.



Gino Cervi, però, prende anche la strada del doppiaggio, dando voce a grandi attori hollywoodiani come Clark Gable in "Accadde una notte", a James Stewart in "Harvey" e ad un uomo di talento anche per il cinema inglese come Leslie Howard in "La primula Smith". O Laurence Olivier nel suo "Amleto".
È il primo Renzo Tramaglino ne "I promessi sposi" e affianca la giovanissima Adriana Benetti in '4 passi tra le nuvole" film di Camerini, di cui faranno un remake a colori con quello che diventerà il suo partner storico in Don Camillo, l'attore francese Fernandel. E dal quale si baseranno per una versione americana, un po' rivisitata con Keanu Reeves e Giancarlo Giannini in "Il profumo del mosto selvatico".
Rivisitata, perché, in realtà, la storia d'amore tra loro non c'è. Lei, Maria (Adriana Benetti), mentre si sta recando in campagna dalla sua famiglia, incontra lui, commesso viaggiatore di cioccolatini (Gino Cervi), represso da un matrimonio con una donna impossibile, sulla corriera che attraversa la Pianura padana. L'uomo, trovandola disperata, ha pietà di lei, la quale gli chiede di farsi passare per suo marito e padre del bambino che la giovane porta in grembo, dato che il fidanzato l'ha piantata. Per restare in tema del sedotta e abbandonata. E Maria teme la reazione del proprio padre, piuttosto autoritario e all'antica. 



I ruoli però più di spessore arrivano con la serie poliziesca in cui Gino veste i panni del commissario Maigret e poi quello del  buon commendatore Battilocchio nel capolavoro "Le miserie di monsiur Travet", film costellato di grandi nomi come Carlo Campanini, Alberto Sordi, Luigi Pavese e Vera Carmi.



Giungiamo quindi a Brescello, piccolo comune emiliano, sfogliando le pagine di  Giovannino Guareschi, troviamo il parroco e il sindaco più famosi della letteratura e del cinema con la saga di "Don Camillo". E proprio nei panni del buffo sindaco Peppone che vediamo Gino Cervi, dove lui può sfogare tutto il suo accento bolognese, nelle avventure roccambolesche di amore e odio con il curato della parrocchia, il battagliero Don Camillo, interpretato da un memorabile e ineguagliabile Fernandel.
Altri tentativi di rifacimenti sono stati fatti, con Gastone Moschin e Terence Hill, ma per quanto pure grandissimi attori, per me Peppone e Don Camillo resteranno sempre Gino Cervi e Fernandel.
E si capiva la loro sintonia, tanto che, quando il celebre interprete francese morì, il nostro Gino rifiutò categoricamente di proseguire altri film, benché volessero affiancargli un altro Don Camillo.



Ci lascia a Punta Ala, il 3 gennaio del 1974, prima di festeggiare i 73 anni, quattro mesi dopo.


Lascia però la sua arte in eredità a sua nipote, l'attrice Valentina Cervi.
Molti lo ricordano più che altro come Peppone, altri come Maigret, ma lui è stato Renzo. È stata una voce importante, a cui sapeva dare toni buffi, impacciati, timidi o decisi. Oppure con quella giusta gravità, come ne "La primula Smith" o in "4 passi tra le nuvole", in cui cerca di fare ragionare il padre di Maria, una volta scoperto l'inganno: " Io, che sono un estraneo e potevo fregarmene, ho avuto pietà di lei. Voi, invece, che siete suo padre, la volete scacciare!" Davvero toccante e commovente, grandissimo Gino!







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