Joan Crawford
Accanita rivale di Bette Davis, moglie per diverso tempo dell'aitante attore Franchot Tone, amica e amante di Clark Gable per molti anni, Lucille Le Sueur, in arte Joan Crawford, aveva quel sorrisino che penso di aver capito si siano ispirati a lei per la regina Grimilde di "Biancaneve". Eppure, a dispetto della sua nemica Bette, Joan difficilmente la si vedeva in ruoli del tutto negativi. Anzi, il più delle volte erano assolutamente positivi e quando interpretava qualcosa di "cattivo", diciamo, era sempre la ragazza caduta sulla strada della perdizione, ma che cerca di redimersi in qualche modo. E di solito ci riesce!
Texana, nasce a San Antonio nel 1905, anche lei dimostrava il suo fascino, forse un po' più glaciale di quello di Bette Davis.
Cresciuta dalla madre e da un patrigno, che lavorava nel vaudeville e che, secondo le testimonianze della stessa Joan, ha abusato di lei per anni.
Voleva fare la ballerina e ha frequentato l'accademia di Kansas City, ma un terribile taglio al piede con una bottiglia rotta, per aver saltato fuori dalla veranda di casa, le impedì questo sogno.
A quanto pareva era il cinema ad aver bisogno di Lucille, che divenne Joan.
E viene notata per interpretare un ruolo in "Grand Hotel", dove c'è una girandola di grandi nomi: Greta Garbo, i fratelli Lionel e John Barrymore (per conciso il prozio e il nonno di Drew), Wallace Beery ... lei era ancora giovanissima, ma già promettente leggenda.
Viene poi scritturata per un ruolo in un film con un affascinante pezzo d'uomo, tutto testosterone e muscoli, baffetti, capelli neri e accattivanti occhi chiari, di nome Clark Gable. Il lungometraggio si chiama "Incantenata" e narra la storia di una ragazza che, per concedersi una vacanza dai problemi sentimentali con un uomo sposato che l'adora (l'attore Otto Kruger) e le ha promesso di poter al più presto divorziare e convolare con lei a nozze, incontra un bel tipo durante la crociera. Un argentino, Clark Gable ovviamente, col quale scocca per logica l'amore.
L'intesa, tuttavia, esplode anche tra i due protagonisti e lei verrà sempre vista come la tenera amica di mister Gable. Infatti, girerà altri ben sette film, dopo "Incatenata" con lui, tra cui il quasi filosofico "L'isola del diavolo" che sarà l'ultimo insieme, accanto anche a calibri come Peter Lorre e Ian Hunter.
Ho una foto che la ritrae pure mentre stringe la mano a Stan e Ollie.
Parlando dei suoi ruoli da "dark lady", della cattiva ragazza che finisce per redimersi, ce n'è uno in cui deve anche imbruttirsi e s'intitola: "Volto di donna" accanto a Melvyn Douglas e Conrad Veidt. E' una pellicola assai promettente, ambientata in Svezia, perché narra di questa giovane donna resa cinica da una deturpazione al viso, causata da un incendio subito da bambina, per colpa del padre. E talmente ha in odio il mondo delle "belle" che le truffa con una sorta di piccola gang. Per cadere poi succube di un uomo (il bravissimo attore tedesco Conrad Veidt), di cui crede di essere innamorata e che lui sfrutta per i suoi loschi scopi. Ma alla fine lei s'innamorerà del chirurgo plastico che la opera per renderla l'affascinante signora che noi siamo abituati ad ammirare nei suoi film. Una trama analoga sarà il film "Perdono". Ossia, lei, ex detenuta e amante di un gangster, s'innamora dell'oftalmologo che la opera agli occhi, in quanto affetta da una malattia che rischia di renderla cieca.
Ritrova Conrad Veidt, questa volta entrambi in parte da assolutamente buoni, in un film che mi piace molto "Al di sopra di ogni sospetto". Una sorta di spy story durante il secondo conflitto mondiale, dove lei è una neo sposina statunitense, in Inghilterra, che desidera un viaggio di nozze nel continente; s'improvvisa agente segreto americano, scoprendo che il suo caro maritino (l'attore Fred McMurray) lo è appunto per gli Stati Uniti. Quando lei credeva essere un tranquillo docente di Oxford. E insieme vanno alla volta prima della Francia e poi della Germania a cercare di liberare un famoso scienziato inglese, caduto in mano ai nazisti; ad aiutare i due sposi sono un simpatico austriaco (Conrad Veidt) e un giovane inglese, che deve vendicare la fidanzata morta in un campo di concentramento. Qui viene affiancata anche da Basil Rathbone, nei panni del loro antagonista (von Aschenhausen), che voglio ricordare essere stato il primo Sherlock Holmes e il terribile sir Guy di Gisbone ne "La leggenda di Robin Hood" con Errol Flynn e Claude Rains.
Anche per Joan arriva il suo meritato Oscar per "Il romanzo di Mildred" accanto a Ann Blyth. Film con finale a sorpresa, tra melodramma e thriller.
Un altro film suo che adoro e che purtroppo non vedo più è "So che mi ucciderai" accanto a Jack Palance e Gloria Grahame. Thriller di un'intensità quasi palpabile. Lei, sceneggiatrice teatrale già di mezza età, di ricca famiglia, che s'innamora di un giovane attore (Jack Palance, qui davvero un ragazzo) che deve interpretare il protagonista maschile di una sua opera. Fino a sposarlo. Ma ... cosa può succedere di peggio che scoprire che il tuo principe azzurro altri non è che un orco mostruoso che ti ha sposata solo per i soldi e medita con la sua amante (la biondissima e bella Gloria Grahame) di ucciderti alla prima occasione?! Credo che a tutti venga spontaneo ideare un piano per controbattere, prima che sia troppo tardi! Dopo aver sudato freddo, pieni di strizza. E Joan dà ancora una volta prova di questa sua interpretazione sublime, che con l'età diventa anche quasi materna e meno glaciale.
Passando ai western, interpreta "Johnny Guitar", dove c'è anche Ernest Borgnigne in un ruolo assai negativo e dove lei riveste un po' i panni della dura e quella che era finita sulla via sbagliata, ma qui per colpa dell'amore, per poi redimersi. E le sue origini texane si fanno sentire.
Ci regala un cammeo in "Donne in cerca d'amore", accanto a un cast strepitoso: Brian Aherne, Hope Lange, Stephen Boyd, Louis Jourdan e Martha Hyer. E qui sembra quasi la predecessora di Meryl Streep in "Il diavolo veste Prada", visto che Joan ricopre il ruolo di una capa d'ufficio di una grande azienda, super esigente con le sue collaboratrici.
Arriviamo all'allucinante "Che fine ha fatto Baby Jane?" a fianco della sua nemica più detestata: Bette Davis. Credo, poi, che dopo questo film l'abbia detestata di più, per tutte le torture psicologiche, fisiche ed emotive che il suo personaggio è costretto a subire da quello di Baby Jane, interpretato appunto da Bette.
Avendo avuto un rapporto sempre coflittuale con le figlie adottive, morirà diseredandole da tutto il patrimonio accumulato in tanti anni di sfavillante carriera.
Ma, grazie al Cielo, a noi ha lasciato un'immensa eredità, al cinema un autentico tesoro: la sua stella, che rimarrà luminosa e che sarà sempre d'ispirazione per tutte le attrici che vorranno seguire le sue orme.
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