lunedì 3 febbraio 2020

Elizabeth Taylor

Elizabeth Taylor


Attrice preferita della mia mamma, considerata all'epoca la donna più bella del mondo, Elizabeth, meglio chiamata Liz, Taylor fa parte delle brune bellissime con una caratteristica tutta sua: gli occhi viola.



Altra diva coi natali britannici, in un quartiere di Londra, il 27 febbraio 1932, inizia la sua carriera da bambina.
Uno dei primi ruoli è quello nel film strappalacrime "Torna a casa Lassie", accanto ad un altro futuro attore molto richiesto in importanti cammei, specialmente nei film di Walt Disney: Roddy McDowall. Lei qui è la bambina che in un certo senso "si porta via" la dolce collie Lassie al suo piccolo padroncino (McDowall).



Fa una comparsa nel film "La porta proibita", la versione in bianco e nero di "Jane Eyre", nella parte di Helen, dell'amica di collegio di Jane da piccola (crescendo avrà il volto di Joan Fontaine).
Dopodiché un ruolo da protagonista ne "Gran premio", film che le costerà la salute, causa una caduta da cavallo, che la ridurrà sulla sedia a rotelle in veneranda età.
Anche qui accanto a due future stelle, ora giovanissime: Mickey Rooney e Angela Lansbury.
Per non dimenticare la sua straordinaria interpretazione di Amy in "Piccole donne", accanto a Janet Leigh e June Allyson. Si dice che le riprese furono complicate per i continui battibecchi con quest'ultima.


Una volta adulta recita accanto a un mostro sacro come Spencer Tracy in "Il padre della sposa" e nel sequel "Papà diventa nonno".
Approda poco meno che ventenne al primo matrimonio col rampollo degli Hilton, dal quale divorzierà presto, perché lui era abbastanza un marito padrone.



In campo professionale, però, la sua vita è in piena ascesa. Lavorando stavolta direttamente con Joan Fontaine, a differenza della prima volta in cui Liz era solo una bambina e che il suo personaggio era già uscito di scena da un pezzo e l'altra attrice già adulta, accanto anche ad un affascinante Robert Taylor, gira il film in costume "Ivanhoe". Ambientato in Inghilterra, all'epoca di Robin Hood, che ha un cammeo nella storia, lei qui è Rebecca, una giovanissima ebrea che si innamora dell'eroico Ivanhoe (Robert Taylor), che però ama a sua volta la pupilla di re Riccardo, interpretata dalla bionda Joan Fontaine (la sorella non molto amata di Olivia de Havilland).
Di Rebecca è, invece, innamorato un prepotente ufficiale della forza bellica nemica, che combatteva i legittimisti (quelli che appoggiavano Robin Hood, tra cui Ivanhoe) che ha il volto dell'attore inglese George Sanders, che, però, farà di tutto per salvarla, quando lei verrà accusata ingiustamente di stregoneria e condannata al rogo.





Sul lato sentimentale, Elizabeth sposa in seconde nozze Michael Wilding, dal quale avrà due figli maschi, ma pure questo matrimonio naufraga. Per poi conoscere quello che sarà il primo dei suoi due grandi amori, Mike Todd. 
Da lui ha la piccola Liza e, come per Clark Gable con Carole Lombard, questo matrimonio sarebbe forse durato, se il destino non avesse riservato loro lo stesso identico fato crudele come alla Lombard e Gable. Mike Todd, infatti, perisce tragicamente in un incidente aereo, durante un viaggio di lavoro.
Elizabeth è annientata. Viene ospitata dall'amica Debbie Reynolds. E quest'ultima fornisce alla Taylor il suo quarto marito, ossia il proprio coniuge, Eddy Fisher.



Al cinema è affiancata da Peter Finch e Dana Andrews, in un film che a me piace molto, "La pista degli elefanti", nel ruolo di Rosy (nella versione originale Ruth). Parte che aveva iniziato ad interpretare un'altra bellissima attrice inglese, Vivien Leigh, la quale, però, dovette ritirarsi per un brutto esaurimento nervoso. Così, si è pensato subito a Liz!
Ambientato in Asia, racconta la storia di Rosy, che nella sua Londra sposa John, un ricco possidente di terre di the nell'isola di Ceylon.
Una volta nella sua grande casa, lei si accorge che la vita accanto a lui non è così semplice. John, infatti, è oppresso dalla figura del padre defunto, uomo piuttosto coriaceo e tirannico, ancora troppo presente tra tutti, come un fantasma. Questo spinge Rosy ad accettare seppur solo per un momento la corte del direttore dell'azienda di the di suo marito, Dick (l'attore Dana Andrews). Quando si diffonderà un'epidemia di colera per l'isola, lei ritroverà in suo marito l'uomo di cui si è innamorata.



Dall'opera teatrale di Tennessee Williams, entriamo nel cult "La gatta sul tetto che scotta". Copione giudicato azzardato per l'epoca, dato che tratta dei problemi coniugali tra Maggie, soprannominata "la gatta" e suo marito Brick (interpretato da un bellissimo Paul Newman).



Un altro bellissimo con cui Liz lavora è Montgomery Clift, che diventerà uno dei suoi più grandi amici. Lei sarà tra le prime a cui lui confiderà di essere omosessuale. Benché si vociferi che il bel Montgomery, sul set di questo loro film "L'albero della vita", si fosse preso una cotta per la splendida attrice.



Tuttavia, Elizabeth lavora anche con un nostro bello, Vittorio Gassman. Il lungometraggio si chiama "Rapsodia" e tratta la vicenda di Louise, giovane ereditiera, che perde la testa per un promettente violinista, Paul, al punto da seguirlo a Vienna. 
Tuttavia, capisce che per il suo amato, lei non varrà mai altrettanto come la musica, che sarà sempre al primo posto.
Si consola quindi con un dolce, giovane pianista (interpretato da un altro bel ragazzo come John Ericsson), per il quale lei sarà sempre al centro del suo mondo, malgrado la musica pure ne faccia parte. E così Louise capirà il vero senso dell'amore.


Il matrimonio con Eddy Fisher è piuttosto un fiasco. E galeotto diviene il set del kolossal "Cleopatra", dove la Taylor incontra il secondo grande amore della sua vita, un attore gallese, Richard Burton.
Qui lui interpreta Marcantonio e lei la bellissima regina egizia. Mentre a ricoprire il ruolo di Giulio Cesare è un già maturo Rex Harrison. Rimane tutto in Gran Bretagna, insomma, fin qui col cast.
Ma la storia tra Liz, ancora sposata con Fisher, e Burton, pure sposato, oltrepasserà ben presto i confini di Hollywood. E sarà gettata alla stampa come lo scandalo dell'anno.



Divorziando da Eddy Fisher, lei convola a nozze con Richard Burton. Girano insieme altre pellicole di meno spessore.
I loro caratteri, però, molto forti entrambi, si scontrano. Cosicché... anche questo matrimonio naufraga. Fino all'atto secondo, però, in cui i due ci riproveranno.



Lei recita accanto a Van Johnson in "L'ultima volta che vidi Parigi".  Il filmone "Il gigante" accanto all'altro suo grande amico, Rock Hudson e James Dean.



E poi "Venere in visone", che, benché la donna si sottoponga ad una spietata autocritica, le vale il primo premio Oscar (dopo già precedenti cinque candidature).



Il secondo Oscar se lo aggiudica nel '67, in "Chi ha paura di Virginia Woolf", accanto al suo marito per la seconda volta, Richard Burton. Qui lei appare inedita, sciatta, alcolizzata, grassa e trasandata.
Questo, però, è motivo di ennesimo scontro con il suo consorte, che si sente messo in secondo piano, rispetto a lei. Pure quando recitano nella trasposizione di Franco Zeffirelli della commedia di Shakespeare, "La bisbetica domata".
Ritrova Rock Hudson nel giallo di Agatha Christie, "Assassinio allo specchio", con Angela Lansbury (pure ritrovata dacché Liz era solo una bambina in "Gran Premio") Kim Novak, Geraldine Chaplin e Tony Curtis.



Seguono altri matrimoni e conseguenti divorzi, ma per Liz, Richard rimarrà sempre nel cuore, tanto da soffrire molto alla sua morte.



Il terzo grandissimo lutto per lei sarà la perdita di Rock Hudson per l'AIDS. Questo fa sì da portarla ad essere ambasciatrice della battaglia di questa terribile e infida malattia nel mondo.
Infatti, un terzo Oscar lo vince non per le sue doti di attrice, ma di essere umano. Come valore umanitario.



Tra i suoi amici si annovera anche Michael Jackson, accanto a lei in questa battaglia.


Uno degli ultimi suoi cammei e in un episodio de "La tata", con Fran Drescher, dove Liz interpreta se stessa (monopolizzata suo malgrado da tata Francesca e zia Assunta, sue fans da sempre) e ne "I Flintstones" nel ruolo della madre di Wilma (Elizabeth Perkins), quindi suocera di Fred (John Goodman).



Ridotta alla sedia a rotelle da quel maledetto incidente ippico di bambina e consumata da una sorta di morbo di Parkinson, la bellissima Liz ci lascia a Los Angeles, il 23 marzo del 2011, raggiungendo i suoi due grandi amori: Mike Todd e Richard Burton.



La più bella penso che abbia mai calcato le scene di Hollywood, lascio Elizabeth Taylor con le meravigliose parole di suo figlio:- Mia madre è stata una grande donna!-




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