martedì 11 febbraio 2020

Elizabeth Montgomery

Elizabeth Montgomery



Arricciando il naso è diventata la strega bianca più celebre e unica della storia. Per lo meno di quella televisiva e per lo meno per quella della mia infanzia. Quale bambina cresciuta tra gli anni '60 e '80 non conosce Samantha?




Figlia d'arte del famoso attore e regista Robert Montgomery, Elizabeth Victoria nasce il 13 aprile 1933 a Los Angeles.
Della sua infanzia racconta che aveva una cugina che le rassomigliava tantissimo e che, quindi, questo le causava non pochi guai. Perché, essendo sua cugina più birbantella, quando ne combinava una, c'era il rischio che ci andasse di mezzo anche Elizabeth. Questo fatto biografico le sarà di spunto da suggerire il personaggio di Serena, nella serie televisiva che le porterà il successo "Vita da strega". Ossia, la dispettosa, svampita e un po' hippy cugina strega "gemella" di Samantha, interpretate ambedue dalla Montgomery, che le causerà diversi guai. Anche con scambio di "strega".


Buon sangue non mente. Fin da piccola,  in effetti, Elizabeth dimostra molto talento recitativo nelle scenette scolastiche.
Ammirando quindi il mestiere di papà Robert, intraprende questo cammino.



Da lui eredita gli occhi grandi e le espressioni, che lei sa usare molto comicamente.
Tant'è che, dopo un triste matrimonio con Gig Young, con cui non ha vissuto come unica donna, poiché veniva sovente tradita, la ragazza conosce un regista e produttore che sposerà. Si tratta di William Asher. E lui ha per le mani la sceneggiatura di una sitcom su una famiglia alquanto bizzarra.
La protagonista innanzitutto viene dal mondo della magia e s'innamora di un comune mortale, propriamente detto, scatenando la radicata disapprovazione dei suoi parenti. Specialmente di sua madre Endora, che utilizzerà qualsiasi tipo di  tragicomico dispetto per mirare la loro unione.
Il titolo è "Bewitched", qui conosciuto come "Vita da strega".
Benvenuti nella fantastica casa degli Stevens.  Elizabeth Montgomery è perfetta per il ruolo di Samantha, che, con arricciamenti di naso e schiocco di dita può fare la più improbabile delle magie. Malgrado prometta all'adorato consorte una vita da umana.



Ad affiancarla in questo successo sono la meravigliosa Agnes Moorhead nei panni di sua madre, la fantastica Endora e Dick York, il quale dovette rinunciare al ruolo di Darrin, il marito mortale (e bacchettone) nell'ultima serie, per gravi problemi alla schiena, cedendo la parte a Dick Sargent. Quando quest'ultimo farà coming out, Elizabeth gli starà molto vicina, indignandosi che venisse in seguito discriminato solo per la sua omosessualità e marciando assieme a lui al primo gay pride a Los Angeles.



Quando la serie inizia, già lei rimane incinta di Asher e così si trova necessario fare avere a Samantha e Darrin una piccola streghetta, Tabatha, interpretata dalle due gemelle Erin e Diane Murphy in principio, ma poi, man mano che la piccola strega cresce, sarà solo Erin a darle il volto.




Un successo esplosivo, tanto da fare mettere una statua dedicata a Samantha a Salem, fuori dal museo delle streghe.
Gli episodi saranno girati per circa dieci anni.



Elizabeth Montgomery interpreterà in seguito altri ruoli, tra cui uno drammatico in "Un caso di stupro".
Morirà giovane, il 18 maggio, 1995, a causa di un tumore al colon. Viene data la colpa al set di "Vita da strega", considerato tra quelli "maledetti", perché pure Agnes Moorhead e lo stesso Dick Sargent morirono per lo stesso male, in punti diversi. La piccola Erin anche ebbe il cancro; ora, è adulta e guarita, però.



Elizabeth Montgomery è stata pure un'amica di infanzia, per me, quando da bambina cercavi di arricciare il naso come lei e fare magie.
E l'attrice stessa disse con un sorriso nostalgico:- Sarebbe bello essere come la famiglia di Samantha e poter risolvere i problemi con uno schiocco di dita!-


lunedì 10 febbraio 2020

George Sanders

George Sanders



Attore raffinato, di quell'eleganza proprio britannica; se c'è da assegnare la parte dell'antagonista in un film, stiate pur certi di vedere quasi sempre lui. Malgrado la sua mole alta e possente e la sua espressione di gigante buono. Ma sapeva fare quell'aria ambigua, che si aggiudicò anche il doppiaggio in lingua originale della tigre Shere Khan nel cartone animato della Walt Disney de "Il libro della giungla" di Kipling.



Nato a San Pietroburgo, in Russia, da però genitori inglesi, il 3 luglio 1906, fa ritorno alla madre patria britannica con la sua famiglia, appena in Unione Sovietica scoppia la rivoluzione.



Uno dei suoi primi ruoli, in realtà, è dell'eroe, in un film che a me piace molto, "La spia dei lancieri", accanto all'attrice e ballerina messicana Dolores Del Rio. Racconta la storia di un ufficiale della marina britannica, tenente Michael Bruce che, essendo stato notato come sosia di un ufficiale dell'esercito tedesco, durante la prima guerra mondiale, un tale barone Kurt von Rohback (quindi, lui esegue un doppio ruolo), reso prigioniero degli inglesi, in una fortezza nel Suffolk, lo infiltrano al posto di quest'ultimo, inscenando un'evasione; permettendogli di andare a Berlino, in vece del vero Kurt, trasferito in una prigione inglese più segreta. Questo gli fa guadagnare il titolo di eroe nazionale in Germania, ma suscitando i sospetti del capitano della polizia e del suo secondo ufficiale (interpretato da Peter Lorre). Questi gli mettono alle costole Dolores Daria, una ballerina che fa anche da spia e che, malgrado capisca che lui è a sua volta una spia britannica, non lo denuncia, perché se ne innamora. E lo aiuterà nel suo piano. Fino ad immolarsi per il suo amato.



Tuttavia, a Sanders già viene assegnata la parte dell'ambiguo nel thriller di Hitchcock, "Rebecca, la prima moglie" accanto a Laurence Olivier e Joan Fontaine, col ruolo dell'amante della defunta e diabolica Rebecca, diventando anche un po' ricattatore. E anche in "Questa terra è mia" accanto a Charles Laughton e Maureen O'Hara, che, geloso di quest'ultima, in una Francia già invasa dai nazisti, non esita a consegnare alla Gestapo il povero Charles Laughton, qui un timido e modesto insegnante da sempre pure innamorato della O'Hara.



A noi, però, George ci piace col ruolo da eroe; anche se un po' represso, in verità, è quello nel film "La fine della famiglia Quincey", anche conosciuto col titolo "Io ho ucciso", accanto ad Ella Rains e Geraldine Fitzgerald. Ossia, lui, Henry Quincey, unico fratello maschio di due, oserei dire, zitelle, vive soggiogato in qualche modo a loro. Specialmente di quella più giovane, Letty (l'attrice drammatica Geraldine Fitzgerald), la quale ha sempre avuto per il fratello un amore morboso al punto da fare l'impossibile per sabotare la relazione e conseguente fidanzamento, che lui instaura con Deborah Brown, una bella turista da New York, lì nel loro paesino di provincia (dove nacque George Washington), interpretata dalla bellissima Ella Rains (che rassomiglia un po' a Romy Schneider).



In tutto questo sposa anche la vamp Zsa-Zsa Gabor, ma il matrimonio naufraga. Sposerà poi la cognata.


E lui salta nuovamente in un ruolo ambiguo, che gli fa aggiudicare un Oscar come miglior attore non protagonista, in "Eva contro Eva" al fianco delle due regine ossia Bette Davis e Anne Baxter.



Anche il ruolo di re, però, gli calza bene, proprio per la sua eleganza. Interpreta una volta Riccardo cuor di leone, nel film omonimo, accanto a Virginia Mayo e Rex Harrison nel ruolo del re Saladino, che narra proprio le vicende del sovrano inglese durante le crociate contro i saraceni. E che apprende che in Inghilterra suo fratello Giovanni sta usurpando il regno. La storia di Robin Hood, in un certo senso, dal punto di vista di re Riccardo, dalla Turchia. E il dover far fronte alla passione che nasce tra la sua giovane cugina (Virginia Mayo) e un suo eroico soldato scozzese, che cerca anche di salvaguardarlo dai traditori pure nella sua guarnigione.


E due volte re Carlo II, in "Ambra", accanto a Linda Darnell e Cornel Wilde. La seconda volta ne "Il ladro del re" accanto a un cast importante come il bellissimo attore inglese Edmund Purdom, il pure britannico David Neven nel ruolo del cattivo e sempre in tema di Gran Bretagna, Roger Moore e la giovane Ann Blythe nel ruolo dell'eroina, lady Mary, che, nell'Inghilterra del XVII secolo, deve vendicare il padre, mandato ingiustamente alla forca da un duca cospiratore (David Neven). E per questo si allea, innamorandosene, di un ladro gentiluomo (Edmund Purdom), che con la sua Lega (tra cui Roger Moore) rubava ai ricchi. Una sorta di Robin Hood. Con la Benedizione, però, del re, quando i due lo salvano dal traditore che voleva ucciderlo.


Veniamo quindi al suo perdere la testa per la bella Rebecca, alias Liz Taylor, in 'Ivanhoe", accanto inoltre a Robert Taylor e nuovamente Joan Fontaine. Ricoprendo il ruolo di antagonista, ma che si riscatta sul finale, confessando un amore sincero per la giovane, in punto di morte, dopo un drammatico duello con Ivanhoe, ossia il bel Robert Taylor.


Quando Walt Disney lo vuole per una sceneggiatura avventurosa tratta da un racconto di Jules Verne, "I figli del capitano Grant", al fianco di Maurice Chevalier e Hayley Mills. Anche se George Sanders entra in scena nel secondo tempo. E per quale ruolo secondo voi? Ma quello del cattivo, ovviamente, il traditore signor Hampton, che, all'epoca, come ufficiale in seconda del disperso capitano Grant, aveva cospirato per un ammutinamento per rubargli la nave. E da allora, da elegante pirata ripulito, si diverte a depredare le navi altrui.




Come già detto, viene scelto per la voce di Shere - Khan, per la sua timbrica possente. Ovviamente... antagonista di Mowgli.


Ci lascia in una città della Spagna, il 12 aprile del 1972, che non aveva ancora sessantasei anni, suicida, dopo che l'unione con Magda Gabor era naufragata dopo solamente due settimane e dopo aver capito che il proprio cervello stava diventando incontrollabile.


Sembrava nato per il ruolo dell'antagonista, come Charles Laughton che sapeva fare il cattivo con una pacatezza rasente la follia e Claude Rains con una calma quasi ironica. George Sanders lo interpretava con una pacatezza raffinata, ma, come per i suoi altri due colleghi, quando si trattava di dover fare il buono, l'eroe...beh riscattava tutte le cattive azioni dei suoi personaggi cupi. Anche se la vita gli ha destinato un finale molto triste come quello dei suoi anti eroi, che subivano il giusto castigo. Un amaro finale per un grande caratterista.

lunedì 3 febbraio 2020

Elizabeth Taylor

Elizabeth Taylor


Attrice preferita della mia mamma, considerata all'epoca la donna più bella del mondo, Elizabeth, meglio chiamata Liz, Taylor fa parte delle brune bellissime con una caratteristica tutta sua: gli occhi viola.



Altra diva coi natali britannici, in un quartiere di Londra, il 27 febbraio 1932, inizia la sua carriera da bambina.
Uno dei primi ruoli è quello nel film strappalacrime "Torna a casa Lassie", accanto ad un altro futuro attore molto richiesto in importanti cammei, specialmente nei film di Walt Disney: Roddy McDowall. Lei qui è la bambina che in un certo senso "si porta via" la dolce collie Lassie al suo piccolo padroncino (McDowall).



Fa una comparsa nel film "La porta proibita", la versione in bianco e nero di "Jane Eyre", nella parte di Helen, dell'amica di collegio di Jane da piccola (crescendo avrà il volto di Joan Fontaine).
Dopodiché un ruolo da protagonista ne "Gran premio", film che le costerà la salute, causa una caduta da cavallo, che la ridurrà sulla sedia a rotelle in veneranda età.
Anche qui accanto a due future stelle, ora giovanissime: Mickey Rooney e Angela Lansbury.
Per non dimenticare la sua straordinaria interpretazione di Amy in "Piccole donne", accanto a Janet Leigh e June Allyson. Si dice che le riprese furono complicate per i continui battibecchi con quest'ultima.


Una volta adulta recita accanto a un mostro sacro come Spencer Tracy in "Il padre della sposa" e nel sequel "Papà diventa nonno".
Approda poco meno che ventenne al primo matrimonio col rampollo degli Hilton, dal quale divorzierà presto, perché lui era abbastanza un marito padrone.



In campo professionale, però, la sua vita è in piena ascesa. Lavorando stavolta direttamente con Joan Fontaine, a differenza della prima volta in cui Liz era solo una bambina e che il suo personaggio era già uscito di scena da un pezzo e l'altra attrice già adulta, accanto anche ad un affascinante Robert Taylor, gira il film in costume "Ivanhoe". Ambientato in Inghilterra, all'epoca di Robin Hood, che ha un cammeo nella storia, lei qui è Rebecca, una giovanissima ebrea che si innamora dell'eroico Ivanhoe (Robert Taylor), che però ama a sua volta la pupilla di re Riccardo, interpretata dalla bionda Joan Fontaine (la sorella non molto amata di Olivia de Havilland).
Di Rebecca è, invece, innamorato un prepotente ufficiale della forza bellica nemica, che combatteva i legittimisti (quelli che appoggiavano Robin Hood, tra cui Ivanhoe) che ha il volto dell'attore inglese George Sanders, che, però, farà di tutto per salvarla, quando lei verrà accusata ingiustamente di stregoneria e condannata al rogo.





Sul lato sentimentale, Elizabeth sposa in seconde nozze Michael Wilding, dal quale avrà due figli maschi, ma pure questo matrimonio naufraga. Per poi conoscere quello che sarà il primo dei suoi due grandi amori, Mike Todd. 
Da lui ha la piccola Liza e, come per Clark Gable con Carole Lombard, questo matrimonio sarebbe forse durato, se il destino non avesse riservato loro lo stesso identico fato crudele come alla Lombard e Gable. Mike Todd, infatti, perisce tragicamente in un incidente aereo, durante un viaggio di lavoro.
Elizabeth è annientata. Viene ospitata dall'amica Debbie Reynolds. E quest'ultima fornisce alla Taylor il suo quarto marito, ossia il proprio coniuge, Eddy Fisher.



Al cinema è affiancata da Peter Finch e Dana Andrews, in un film che a me piace molto, "La pista degli elefanti", nel ruolo di Rosy (nella versione originale Ruth). Parte che aveva iniziato ad interpretare un'altra bellissima attrice inglese, Vivien Leigh, la quale, però, dovette ritirarsi per un brutto esaurimento nervoso. Così, si è pensato subito a Liz!
Ambientato in Asia, racconta la storia di Rosy, che nella sua Londra sposa John, un ricco possidente di terre di the nell'isola di Ceylon.
Una volta nella sua grande casa, lei si accorge che la vita accanto a lui non è così semplice. John, infatti, è oppresso dalla figura del padre defunto, uomo piuttosto coriaceo e tirannico, ancora troppo presente tra tutti, come un fantasma. Questo spinge Rosy ad accettare seppur solo per un momento la corte del direttore dell'azienda di the di suo marito, Dick (l'attore Dana Andrews). Quando si diffonderà un'epidemia di colera per l'isola, lei ritroverà in suo marito l'uomo di cui si è innamorata.



Dall'opera teatrale di Tennessee Williams, entriamo nel cult "La gatta sul tetto che scotta". Copione giudicato azzardato per l'epoca, dato che tratta dei problemi coniugali tra Maggie, soprannominata "la gatta" e suo marito Brick (interpretato da un bellissimo Paul Newman).



Un altro bellissimo con cui Liz lavora è Montgomery Clift, che diventerà uno dei suoi più grandi amici. Lei sarà tra le prime a cui lui confiderà di essere omosessuale. Benché si vociferi che il bel Montgomery, sul set di questo loro film "L'albero della vita", si fosse preso una cotta per la splendida attrice.



Tuttavia, Elizabeth lavora anche con un nostro bello, Vittorio Gassman. Il lungometraggio si chiama "Rapsodia" e tratta la vicenda di Louise, giovane ereditiera, che perde la testa per un promettente violinista, Paul, al punto da seguirlo a Vienna. 
Tuttavia, capisce che per il suo amato, lei non varrà mai altrettanto come la musica, che sarà sempre al primo posto.
Si consola quindi con un dolce, giovane pianista (interpretato da un altro bel ragazzo come John Ericsson), per il quale lei sarà sempre al centro del suo mondo, malgrado la musica pure ne faccia parte. E così Louise capirà il vero senso dell'amore.


Il matrimonio con Eddy Fisher è piuttosto un fiasco. E galeotto diviene il set del kolossal "Cleopatra", dove la Taylor incontra il secondo grande amore della sua vita, un attore gallese, Richard Burton.
Qui lui interpreta Marcantonio e lei la bellissima regina egizia. Mentre a ricoprire il ruolo di Giulio Cesare è un già maturo Rex Harrison. Rimane tutto in Gran Bretagna, insomma, fin qui col cast.
Ma la storia tra Liz, ancora sposata con Fisher, e Burton, pure sposato, oltrepasserà ben presto i confini di Hollywood. E sarà gettata alla stampa come lo scandalo dell'anno.



Divorziando da Eddy Fisher, lei convola a nozze con Richard Burton. Girano insieme altre pellicole di meno spessore.
I loro caratteri, però, molto forti entrambi, si scontrano. Cosicché... anche questo matrimonio naufraga. Fino all'atto secondo, però, in cui i due ci riproveranno.



Lei recita accanto a Van Johnson in "L'ultima volta che vidi Parigi".  Il filmone "Il gigante" accanto all'altro suo grande amico, Rock Hudson e James Dean.



E poi "Venere in visone", che, benché la donna si sottoponga ad una spietata autocritica, le vale il primo premio Oscar (dopo già precedenti cinque candidature).



Il secondo Oscar se lo aggiudica nel '67, in "Chi ha paura di Virginia Woolf", accanto al suo marito per la seconda volta, Richard Burton. Qui lei appare inedita, sciatta, alcolizzata, grassa e trasandata.
Questo, però, è motivo di ennesimo scontro con il suo consorte, che si sente messo in secondo piano, rispetto a lei. Pure quando recitano nella trasposizione di Franco Zeffirelli della commedia di Shakespeare, "La bisbetica domata".
Ritrova Rock Hudson nel giallo di Agatha Christie, "Assassinio allo specchio", con Angela Lansbury (pure ritrovata dacché Liz era solo una bambina in "Gran Premio") Kim Novak, Geraldine Chaplin e Tony Curtis.



Seguono altri matrimoni e conseguenti divorzi, ma per Liz, Richard rimarrà sempre nel cuore, tanto da soffrire molto alla sua morte.



Il terzo grandissimo lutto per lei sarà la perdita di Rock Hudson per l'AIDS. Questo fa sì da portarla ad essere ambasciatrice della battaglia di questa terribile e infida malattia nel mondo.
Infatti, un terzo Oscar lo vince non per le sue doti di attrice, ma di essere umano. Come valore umanitario.



Tra i suoi amici si annovera anche Michael Jackson, accanto a lei in questa battaglia.


Uno degli ultimi suoi cammei e in un episodio de "La tata", con Fran Drescher, dove Liz interpreta se stessa (monopolizzata suo malgrado da tata Francesca e zia Assunta, sue fans da sempre) e ne "I Flintstones" nel ruolo della madre di Wilma (Elizabeth Perkins), quindi suocera di Fred (John Goodman).



Ridotta alla sedia a rotelle da quel maledetto incidente ippico di bambina e consumata da una sorta di morbo di Parkinson, la bellissima Liz ci lascia a Los Angeles, il 23 marzo del 2011, raggiungendo i suoi due grandi amori: Mike Todd e Richard Burton.



La più bella penso che abbia mai calcato le scene di Hollywood, lascio Elizabeth Taylor con le meravigliose parole di suo figlio:- Mia madre è stata una grande donna!-