Stewart Granger
Malgrado l'aspetto latino, questo bel ragazzo è un famoso e apprezzato attore inglese degli anni d'oro di Hollywood dai 50 in poi. Sua la maschera di Scaramouche nel film omonimo e la magia della sua aria di eroe romantico, in Italia, veniva coronata, come ho già accennato, da un doppiatore che amo molto per la sua calda pacatezza di timbrica: Emilio Cigoli.
Battezzato James Lablache Stewart Jr, a Kensington, essendo nato il 6 maggio 1913, in Inghilterra, Stewart Granger decide di mettersi il proprio cognome come nome perché di James Stewart ce n'era già uno. Togliendo la pomposità di tutto il nominativo. Un po'come Michael Keaton che ha preso il cognome di Buster Keaton, perché il suo nome vero è Michael Douglas, che già esisteva.
Il loro matrimonio dura dieci anni.
Dopodiché, Stewart si rifà una vita e entra nei suoi ruoli per eccellenza.
Il primo è "Scaramouche" accanto a un trittico doc: Janet Leigh, Eleanor Parker e Mel Ferrer.
Ambientato nella Francia prerivoluzionaria, con già i dissapori del popolo del '700 di Maria Antonietta, racconta la storia di André Moreau, giovane avventuriero, amante della libertà che assume la maschera da pagliaccio di Scaramouche, nella compagnia teatrale dove lavora la sua donna di sempre, Leonore (la bella Eleanor Parker), per vendicare la morte del suo fraterno amico Philippe, ucciso in duello dal sadico e arrogante marchese Noel de Maynes, abile spadaccino (Mel Ferrer, primo marito di Audrey Hepburn). Non questo lo aveva fermato a sfidare il giovane Philippe (che per chi si ricordasse il telefilm della donna bionica, l'attore, Richard Anderson, è quello che fa il suo capo, Oscar), che con lo pseudonimo di Marcus Brutus, militava per la politica della libertà, la fraternità e l'uguaglianza (i tre principi motrici della rivoluzione francese).
È per questo che André, da uomo spensierato, si trova intrappolato in una veste di "latitante vendicatore", che cerca di diventare uno spadaccino più forte del marchese. E, nel frattempo, amato oltre che dalla fulva Leonore, da una giovane contessa, Aline de Gavrillac, (l'attrice americana Janet Leigh, ex moglie di Tony Curtis e mamma di Jamie Lee Curtis). Tra l'altro, la bionda Aline è la promessa sposa di Noel, scelta tale dalla regina.
Film molto avvincente, a tratti drammatico, a tratti divertente, dove Stewart Granger mette in risalto questa sua versatilità, nei panni dell'avventuroso eroe, che rincorre una causa importante.
Stewart Granger abbandona un po' i panni dell'eroe in "Fuoco verde", dove interpreta un ambizioso ricercatore di smeraldi in Colombia, bramoso a tal punto da sacrificare la vita del prossimo e mettere a rischio l'amicizia col suo socio di sempre. Solo l'amore per una bella proprietaria di una piantagione, interpretata da Grace Kelly, lo farà capitolare.
Per diventare quasi un cattivo ne "I fratelli sono valorosi" accanto a Robert Taylor, dove sono due fratelli marinai. Il primo, Taylor, buono e il secondo, Granger, dato per disperso, ritrovato scapestrato e con pure un'insana ambizione di ricercatore di perle, stavolta, al punto da portare la ciurma della nave del fratello all'ammutinamento e rubargli quasi la moglie, impersonata dalla giovane Ann Blyth, con la quale c'era sempre stato un debole.
Alla fine, però, come in "Fuoco verde", prevale l'amore, in questo caso quello fraterno e i due si allenano per sedare la ciurma fuori controllo e affamata di perle.
Stewart Granger e Robert Taylor si scambiano i ruoli del buono e del cattivo in un western, "L'ultima caccia", dove il primo, ora, è il valoroso e buon sceriffo che deve dare la caccia ad uno spietato Robert Taylor.
Quasi, probabilmente, perseguitato dall'assonanza con James Stewart, io ricordo una simpatica loro foto sul giornale, entrambi anziani, seduti ad un tavolo, uno di fronte all'altro, che si indicano a vicenda.
Dopo altri ruoli in veneranda età di poco spessore, Stewart Granger ci lascia per un tumore a 80 anni, il 16 agosto 1993, dopo tre mogli, diversi figli e una lunga carriera.
Fin dall'inizio sembra tagliato per i ruoli nei film di cappa e spada. Anche se uno dei suoi primi ruoli è quello di Quatermain in "Le miniere del re Salomone", parte che sarà interpretato nei due remake da Richard Chamberlain prima (accanto a una giovanissima Sharon Stone) e Patrick Swayze dopo.
In questo film Stewart incontra per la prima volta Deborah Kerr. Ma non sarà lei che sposerà. Dopo un primo matrimonio fallito, sposa un'attrice molto più giovane di lui, sua conterranea: Jean Simmons, con la quale lavorerà ne "La regina vergine", dove lei interpreta la sovrana inglese Elisabetta I nella sua ascesa al trono.
Dopodiché, Stewart si rifà una vita e entra nei suoi ruoli per eccellenza.
Il primo è "Scaramouche" accanto a un trittico doc: Janet Leigh, Eleanor Parker e Mel Ferrer.
Ambientato nella Francia prerivoluzionaria, con già i dissapori del popolo del '700 di Maria Antonietta, racconta la storia di André Moreau, giovane avventuriero, amante della libertà che assume la maschera da pagliaccio di Scaramouche, nella compagnia teatrale dove lavora la sua donna di sempre, Leonore (la bella Eleanor Parker), per vendicare la morte del suo fraterno amico Philippe, ucciso in duello dal sadico e arrogante marchese Noel de Maynes, abile spadaccino (Mel Ferrer, primo marito di Audrey Hepburn). Non questo lo aveva fermato a sfidare il giovane Philippe (che per chi si ricordasse il telefilm della donna bionica, l'attore, Richard Anderson, è quello che fa il suo capo, Oscar), che con lo pseudonimo di Marcus Brutus, militava per la politica della libertà, la fraternità e l'uguaglianza (i tre principi motrici della rivoluzione francese).
È per questo che André, da uomo spensierato, si trova intrappolato in una veste di "latitante vendicatore", che cerca di diventare uno spadaccino più forte del marchese. E, nel frattempo, amato oltre che dalla fulva Leonore, da una giovane contessa, Aline de Gavrillac, (l'attrice americana Janet Leigh, ex moglie di Tony Curtis e mamma di Jamie Lee Curtis). Tra l'altro, la bionda Aline è la promessa sposa di Noel, scelta tale dalla regina.
Film molto avvincente, a tratti drammatico, a tratti divertente, dove Stewart Granger mette in risalto questa sua versatilità, nei panni dell'avventuroso eroe, che rincorre una causa importante.
Elegante anche a lui, come si addice ad un inglese e perfetto per queste parti di cappa e spada, che gli viene subito assegnato un altro ruolo del genere. Il film è "Il prigioniero di Zenda", da cui hanno tratto diverse versioni (Stan Laurel ne aveva fatto una parodia negli anni '20, dato che la storia non è originale).
Questa volta la partner di Granger è un'attrice scozzese che ha già conosciuto, Deborah Kerr e il suo antagonista è l'interprete inglese come lui James Mason.
Qui interpreta il doppio ruolo del turista britannico Rodolfo Rassendyll, in viaggio di piacere nella località inventata di Zenda (situata, credo, nell'immaginario, nell'Europa slava o giù di lì) e quello del futuro sovrano di questo regno che si dia il caso essere cugini alla lontana, ma perfettamente uguali. E col medesimo nome. Tuttavia il giovane re, che deve essere incoronato il giorno successivo, si dimostra ancora troppo immaturo per la sua dissolutezza, malgrado già gli sia anche stata assegnata una promessa sposa, la principessa Flavia (Deborah Kerr).
Quando questo viene drogato e rapito dal fratellastro Michele, che vorrebbe impossessarsi del trono invece sua, con l'aiuto del crudele conte Rupert di Hentzau (James Mason), Rodolfo si trova a dover prendere il posto del cugino all'incoronazione per impedire l'usurpazione. Tuttavia, la messinscena dura più del previsto, messo un po' alle strette dal braccio destro reale, il colonnello Sapt (l'attore Louis Calhern), cosicché Rodolfo s'innamora della principessa Flavia, la quale si ritrova un uomo piacevolmente diverso dallo scapestrato principe che ricordava. Perciò, ricambia il sentimento.
Stewart Granger abbandona un po' i panni dell'eroe in "Fuoco verde", dove interpreta un ambizioso ricercatore di smeraldi in Colombia, bramoso a tal punto da sacrificare la vita del prossimo e mettere a rischio l'amicizia col suo socio di sempre. Solo l'amore per una bella proprietaria di una piantagione, interpretata da Grace Kelly, lo farà capitolare.
Per diventare quasi un cattivo ne "I fratelli sono valorosi" accanto a Robert Taylor, dove sono due fratelli marinai. Il primo, Taylor, buono e il secondo, Granger, dato per disperso, ritrovato scapestrato e con pure un'insana ambizione di ricercatore di perle, stavolta, al punto da portare la ciurma della nave del fratello all'ammutinamento e rubargli quasi la moglie, impersonata dalla giovane Ann Blyth, con la quale c'era sempre stato un debole.
Alla fine, però, come in "Fuoco verde", prevale l'amore, in questo caso quello fraterno e i due si allenano per sedare la ciurma fuori controllo e affamata di perle.
Stewart Granger e Robert Taylor si scambiano i ruoli del buono e del cattivo in un western, "L'ultima caccia", dove il primo, ora, è il valoroso e buon sceriffo che deve dare la caccia ad uno spietato Robert Taylor.
Non sarà l'unico western. Gira l'avvincente "Arma di gloria", accanto alla rossa Rhonda Fleming. Pistolero pentito torna dal figlio, rimasto solo e aiuta il villaggio a liberarsi di un mandriano senza scrupoli. Innamorandosi della bella vedova Jay.
Un altro suo ruolo importante è quello accanto a Peter Ustinov ed Elizabeth Taylor in "Lord Brummell", filmone drammatico sulla storia dell'amicizia tra un principe un po' viziato, Ustinov, e un giovane, il nostro eroe, nominato suo consigliere. Amicizia messa in pericolo per amore della stessa donna, la Taylor.
Lo troviamo accanto ad un'altra ambasciatrice delle brune bellissime di Hollywood, Ava Gardner, in "Sangue misto", sulla storia della difficile vita degli anglo-indiani degli anni '50 in India.
Quasi, probabilmente, perseguitato dall'assonanza con James Stewart, io ricordo una simpatica loro foto sul giornale, entrambi anziani, seduti ad un tavolo, uno di fronte all'altro, che si indicano a vicenda.
Dopo altri ruoli in veneranda età di poco spessore, Stewart Granger ci lascia per un tumore a 80 anni, il 16 agosto 1993, dopo tre mogli, diversi figli e una lunga carriera.
Le ultime fotografie che lo ritraggono, già annunciavano la sua malattia. Ma io voglio ricordarlo così, con quella capigliatura bruna, alto 1,90, quell'espressione scanzonata e quelle belle risate piene e solari che lo rendevano unico.
Bello e impossibile, direbbe forse la Nannini, con gli occhi neri e quel sapore latino, dico io, malgrado i natali inglesi. Soprattutto, però, l'eroe di tante avventure con cui mi godevo i film di cappa e spada con mio padre e mia madre. Ed è per questo che sono molto grata e affezionata a questo bellissimo attore.