giovedì 12 settembre 2019

Rita Hayworth

Rita Hayworth


Torniamo a Hollywood con colei che è stata un mito per la sua chioma fulva associata al ruolo di "Gilda".


Margarita Carmen Cansino nasce a New York, il 17 ottobre 1918 da padre spagnolo e madre americana di origini irlandesi.
La sua chioma inizialmente è bruna e dal mondo di Hollywood che la inducono a un  dolorosissimo trattamento di elettrolisi per modificare la conformità della sua capigliatura tipicamente latina. Giusto per darle quel tocco americano che, secondo i produttori, le avrebbe aperto più chance insieme al nome non più spagnolo. Quindi Margarita diventa semplicemente Rita. E togliendo il cognome iberico, le si attribuisce uno inglese, quello materno, Hayworth.



Lei ha ereditato l'arte del ballo da entrambi i genitori e quel tocco in più della settima arte dalla madre, oltre che il cognome. Quindi, già possiede le carte dell'artista completa. Anche perché Rita sa pure cantare. Questo le aggiudica il ruolo fisso accanto a due mostri del ballo: Gene Kelly e Fred Astaire in diversi musical, prima che quest'ultimo trovi la sua anima gemella artistica in Ginger Rogers. 


Così come si aggiudica presto la fama di dark lady interpretando la crudele amante di Tyron Power in "Sangue e arena", strappandolo alla dolce moglie impersonata da Linda Darnell, per poi buttarlo via come un giocattolo usato. Remake di quello muto e in bianco e nero interpretato da Rodolfo Valentino.



Conosce e s'innamora, sposandolo, l'attore e regista Orson Welles.
La coppia ha una bimba, Rebecca, che tiene mamma Rita lontana dalle scene per un po'. Ma quando torna, lo fa col botto con un ruolo che la consacrerà nella loggia dei miti. Siamo a Buenos Aires e qui si aprono le tormentate vicende sentimentali, con tinte di giallo, di una certa " Gilda".


Ad affiancarla un grande attore dall'aria di eterno bambino: Glenn Ford. Lui interpreta il suo vecchio amore ritornato dal passato. E il ruolo del cattivo un enigmatico attore dall'aspetto reso un po' inquietante da una profonda cicatrice che gli deturpa il viso, che l'attore si era realmente fatto in un incidente e che gli farà sempre gioco per la parte dell'assassino: George Macready. 



Lei diventa un simbolo e al fronte, durante la seconda guerra mondiale, per i soldati americani è un sex symbol, anche perché Rita esegue durante il film l'incipit del forse primo spogliarello della storia di Hollywood. La sua foto viene messa sulle bombe sparate ai nemici, così da essere soprannominata l'Atomica Gilda.
A Rita, però, il ruolo di questa eroina diventa un po'una persecuzione come per Romy Schneider la parte di Sissi. 


Secondo me, lei sarebbe stata anche una magnifica Margherita Gauthier, con tutto il rispetto parlando verso Greta Garbo, che interpretò invece questo ruolo tratto da "La signora delle camelie" di Alexandre Dumas Jr, romanzo che ispirò Giuseppe Verdi per la sua "Traviata".
Rita avrebbe calcato bene il ruolo della generosa e appassionata, ma sofferente cortigiana Marguerite, che si sacrifica per amore del suo Armand.
Proprio per la bellezza calda che lei sprigiona.


Stanca della continua infedeltà del marito e del carattere collerico e violento di quest'ultimo, Rita lo lascia, allevandosi la sua figlioletta.
Si lega in seconde nozze con il principe ismalita Ali Khan (quello che ha in pratica creato tutto lo chic in costa Smeralda), diventando dunque principessa Aga Khan. Tuttavia, questo secondo matrimonio pare ad una replica del primo con Welles: tradimenti e tanta solitudine e sofferenza per la povera Rita. Con l'unica cosa buona, la nascita della sua secondogenita Yasmin.



Se sul piano sentimentale la sua vita è una corsa a ostacoli, sul piano professionale va un po' meglio. Anche se lei viene quasi letteralmente messa alla gogna mediatica quando, per girare "La signora di Shanghai", tinge la sua bella chioma rossa di biondo. Cosa che il pubblico interpreta quasi come un'offesa da parte dell'attrice.



Perciò a Rita non resta che tornare fulva nei film successivi, tra cui "Pal Joey", dove già c'è Kim Novak come bionda nel cast. Insieme a loro Frank Sinatra, che, si racconta, fosse molto attratto dalla Hayworth.
Col passare degli anni la tensione del jet set americano lascia i primi segni di insofferenza sulla donna. 
Fino a quando mostra i sintomi dell'Alzheimer.



Il 14 maggio del 1987, la vita di Rita Hayworth finisce, laddove era iniziata, a New York, in ospedale, con la figlia minore Yasmin ad assisterla.



Pepata pin-up, fatale dark lady, eccellente ballerina, cantante e attrice, Rita Hayworth è stata tutto ciò per il suo pubblico, ma fu, nella vita, tradita dagli uomini e dal mondo, che l'aveva abbandonata in un appartamento di New York.
È stata, tuttavia, una stella calda e sfolgorante, per quanto infelice e sola.
Concludo con una sua frase che fa sorridere:- Gli uomini vanno a letto con Gilda, ma si svegliano con me!-



martedì 10 settembre 2019

Alberto Sordi

Alberto Sordi



"Lo so, Stanlio, lo so... non è colpa tua se sei così stupìdo!" con questa frase da "I diavoli volanti" e la voce possente, una delle tante dei film di Stanlio e Ollio, con cui un giovane attore disse di essere grato a Oliver Hardy. Questo attore è Alberto Sordi.



Nato a Roma il 15 giugno 1920 (i Gemelli sono molto richiesti nell'arte, a quanto sembra), Alberto Sordi inizia proprio la sua gavetta come doppiatore.
C'era un concorso per dare voce al grande comico statunitense Oliver Hardy e lui si presenta. Subito gli dà quel tono importante, imponente, un po' studiando il carattere del personaggio che crede sempre di sapere far tutto e il fisico di Ollio. Il film è " Fra Diavolo" e...piace. In coppia con lui sarà sempre a doppiare Stanlio Mauro Zambuto. Aggiungo che rimarranno i miei preferiti dei loro doppiatori, con Carlo Croccolo, pure grande voce di Ollie e Franco Latini per Stanley.
A tale proposito, Alberto Sordi ha raccontato un episodio davvero buffo. Si trovava in coda, a teatro, a Parigi. Ad un certo punto, spazientito, si mise a parlare come Ollio e tutti si misero a ridere. Così, intese che a Babe, in Francia, conferivano lo stesso tono possente di voce.




Giovanissimo si trova in mezzo a giganti come Gino Cervi, Carlo Campanini e Luigi Pavese in " Le miserie di monsiur Travet", col ruolo dello spassosissimo Camillo Barbarotti, arrivista e ambizioso combinaguai, che tutte le volte si presenta alla James Bond:- Barbarotti, Camillo Barbarotti!- con inchino reverenziale con saltello.



Scapolo impenitente, credo che Albertone fosse un tutt'uno con il suo lavoro.
Per questo riusciva bene con qualsiasi ruolo. Ne "Il vedovo", accanto ad una grande Franca Valeri, interpreta un uomo senza arte né parte, che si appoggia molto alla tanto ricca quanto insopportabile moglie. Quando l'illusione di essere rimasto vedovo viene smentita poco tempo dopo, fa sul serio progetti...per diventarlo davvero.  Con, però, un amaro finale a sorpresa sul chi la fa, l'aspetti. Esilarante il "vezzeggiativo":- Cretinetti!- con cui Elvira (Franca Valeri) chiama il suo Alberto (Alberto Sordi). Ne hanno fatto un remake con Fabio De Luigi e Luciana Littizzetto, col titolo "Aspirante vedovo".


Oppure ne "Il vigile", "Un americano a Roma", dove è famosa la frase:- Maccheroni, m'avete provocato e mo' vi distruggo!-



Ha anche fatto ruoli drammatici e amari come in "Finché c'è guerra c'è speranza" o 'I tre aquilotti", piuttosto che "La grande guerra" accanto a Vittorio Gassman.
Ma un ruolo assolutamente unico e' quando fa il dottor Terlizzi ne "Il medico della mutua".



C'era un film suo che pure mi piaceva molto, ossia "Io e Caterina", dove lui dà vita ad un robot con le fattezze di una giovane domestica. Questa, però, lungo andare diventa sempre più umana e s'innamora di lui, facendo terribili dispetti alle tutte possibili pretendenti.
Mio padre adorava invece "Sono un fenomeno paranormale",  dove Sordi lavora accanto a Eleonora Brigliadori e Elsa Martinelli. Racconta di questo "smascheratore" di guru vari, che, dopo un viaggio in India, sviluppa lui stesso poteri extrasensoriali. 




Recita accanto a Bette Davis, Joseph Cotten e Silvana Mangano in "Scopone scientifico", film che mi dispiace non aver visto.
O famosissimo il suo "Marchese del Grillo"
Per poi passare quasi il testimone a Carlo Verdone recitando con lui in "In viaggio con papà".


È stato un ottimo Don Abbondio in uno sceneggiato de "I promessi sposi" degli anni novanta, accanto a Franco Nero nel ruolo di Fra Cristoforo e Danny Quinn (figlio del grande Anthony) in quello di Renzo Tramaglino.
È esilarante una sua gag con Heather Parisi nel fare lui Ollio e lei Stanlio, ispirata a "I diavoli volanti", dove è Stan a reincarnarsi stavolta nei... panni di una bionda, la Parisi (che con la sua cadenza anglofona era perfetta). E non Ollie che si reincarna in un cavallo come nel film.



Appare sempre più sporadicamente fino a essere eletto sindaco della sua amata Roma per un giorno.



Ci lascia nella sua città il 24 febbraio del 2003. Io mi ero commossa, perché anche lui ha, in un certo qual modo, fatto parte della mia infanzia.



Chissà quante volte abbiamo voluto cantare la sua canzone (lui era anche intonatissimo):- E va'...e va?! Se non ti c'hanno mai mannato, adesso va'...- a chi non ci stava molto simpatico.
Pietra miliare del nostro cinema, nessuno dimenticherà mai il suo contagioso sorriso tanto quanto i suoi:- Mmmh.... Stupìdo!-